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Covid 19

Ragazza italiana sviluppa malattia alla tiroide dopo il contagio da coronavirus: primo caso al mondo

Scienziati e medici italiani dell’Unità di Endocrinologia 1 presso l’Ospedale Universitario di Pisa hanno descritto il primo caso di tiroidite subacuta scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2. La malattia alla tiroide, guarita grazie a una terapia con glucocorticoidi, è stata diagnosticata in una ragazza italiana di 18 anni, recatasi in ospedale con palpitazioni, febbre e dolore alla tiroide, 15 giorni dopo essere risultata positiva al patogeno emerso in Cina (e dal quale si era ripresa in pochi giorni).
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta è stato rilevato il caso di una malattia alla tiroide come conseguenza della COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2. Nello specifico, è stata riscontrata una tiroidite subacuta (SAT), una malattia infiammatoria acuta “probabilmente causata da un virus”, come si legge negli autorevoli Manuali MDS. Tra i sintomi della condizione figurano “febbre e dolore in corrispondenza della tiroide”.

A diagnosticare e studiare il primo caso ufficiale di tiroidite subacuta da SARS-CoV-2 è stato un team di ricerca italiano, composto da scienziati dell'Unità di Endocrinologia 1 presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Ospedale Universitario di Pisa. I ricercatori, coordinati dal professor Francesco Latrofa, direttore dell'unità di Endocrinologia e docente all'ateneo toscano, hanno rilevato la tiroidite in una ragazza di 18 anni, che si è manifestata in seguito alla guarigione della COVID-19.

La giovane paziente si era recata all'ospedale con febbre, dolore al collo (irradiato fino alla mascella) e palpitazioni 15 giorni dopo essere risultata positiva al tampone orofaringeo per il coronavirus SARS-CoV-2. L'infezione era stata tuttavia lieve, e la ragazza era guarita spontaneamente pochi giorni dopo l'emersione dei deboli sintomi. Durante la visita i medici hanno evidenziato una tiroide ingrossata al tatto e alterazioni dagli esami di laboratorio, come una concentrazione elevata degli ormoni tiroidei tiroxina e triiodotironina, oltre che la tirotropina non rilevabile, globuli bianchi elevati e altre indicazioni infiammatorie.

Circa un mese prima di ammalarsi di coronavirus, la ragazza aveva fatto esami alla tiroide che erano risultati negativi, pertanto si ritiene che sia stato proprio il SARS-CoV-2 a innescare la tiroidite subacuta. “Ci sono molte prove sono a sostengo dell'eziologia virale o post virale della tiroidite subacuta. Negli anni, diversi virus sono stati associati a questa malattia, anche se ad oggi non era mai stato descritto nessun caso provocato da coronavirus”, ha dichiarato il professor Latrofa. “Abbiamo ritenuto importante condividere con la comunità scientifica il caso di questa paziente. Con oltre 5 milioni di pazienti infettati in tutto il mondo è molto probabile che altri casi di tiroidite subacuta da coronavirus vengano alla luce”, ha concluso lo scienziato. La ragazza è guarita grazie a una terapia con glucocorticoidi.

Tra gli altri specialisti coinvolti nella descrizione del caso, il primo autore Alessandro Brancatella, i dottori Debora Ricci, Nicola Viola e Daniele Sgrò e il professor Ferruccio Santini. I dettagli della ricerca “Subacute Thyroiditis After Sars-COV-2 Infection” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism.

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