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Quindici anni in orbita: tanti auguri alla Stazione Spaziale Internazionale

Il 20 novembre del 1998 veniva lanciato Zarya, il primo modulo della ISS, l’avamposto dell’umanità nello spazio.
A cura di Nadia Vitali
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Immagine della ISS del 1999
Immagine della ISS del 1999

Quindici anni per assemblare quindici moduli pressurizzati, in attesa dell'ultimo che andrà a completare l'intero progetto: quello della Stazione Spaziale Internazionale che oggi spegne le sue prime quindici candeline. Era il 20 novembre del 1998, infatti, quando un razzo russo Proton partì dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, per portare in orbita il primo modulo chiamato Zarya: il nome scelto per quel primo "mattone" di fabbricazione russa significava alba. Il secondo pezzo arrivò poche settimane dopo, il 5 dicembre, grazie allo Space Shuttle Endeavour nell'ambito della missione STS-88: si trattava del "nodo 1" Unity. Così, sul finire del XX secolo, nasceva il nucleo della più grande ed ambiziosa opera ingegneristica mai realizzata dall'uomo.

Un progetto che prima di divenire concreto vide una lunga incubazione: la prima idea di una stazione con equipaggio permanente risaliva al 1984 quando il Presidente USA Ronald Reagan propose una collaborazione internazionale il per raggiungere l'obiettivo. Appena un anno dopo Giappone, Canda ed Europa aderivano al programma. Nel 1988 prendeva avvio la fase di sviluppo, con la firma del primo protocollo tra gli Stati sottoscrittori (che, per quanto riguarda l'Europa erano i nove Paesi membri dell'European Space Agency). Nel 1993 approda anche la Russia: la grandezza del progetto ne fa una delle prime e più importanti forme di collaborazione sovranazionale, coinvolgendo anche Stati storicamente in competizione l'uno con l'altro. Nel 1998 è la volta del secondo accordo, con l'ESA passata a 11 Stati membri, e i lavori che sono giunti al punto da poter consentire il lancio dei primi due "pezzi": che, non a caso, furono uno russo ed uno statunitense.

Ma nella Stazione Spaziale Internazionale c'è anche tanta Italia: il terzo Paese ad inviare nello spazio un elemento per la ISS fu infatti il nostro con Leonardo; successivamente è partito nella medesima direzione il Nodo 2 Harmony. Negli ultimi anni, inoltre, il contributo italiano è diventato sempre più significativo, prima con il Nodo 3 Tranquillity e poi, nel 2010, con la Cupola, definita come una «terrazza sullo spazio», decisamente il contributo più rappresentativo e notevole tra quelli con i quali l'Italia ha dato lustro alla propria industria spaziale che in totale ha realizzato circa la metà della parte abitativa della Stazione. Ma la storia italiana si intreccia con quella della ISS anche per altre ragioni: più d'un astronauta nostro connazionale ha infatti fatto visita a quel piccolo avamposto dell'umanità che punta all'infinito da quando, nel 2000, ha iniziato ad ospitare i primi inquilini. Anzi, ad essere precisi, il primo europeo a mettere piede sulla ISS nel 2001 fu l'italiano Umberto Guidoni che, in quell'occasione, recò con sé lo stendardo della Presidenza della Repubblica consegnatogli da Carlo Azeglio Ciampi; in seguito è stata la volta di Roberto Vittori e Paolo Nespoli mentre, proprio pochi giorni fa, ha fatto ritorno da lì il siciliano Luca Parmitano, primo italiano ad essere impiegato in una missione extra-veicolare. Il prossimo anno, invece, vedrà la prima donna italiana approdare sulla ISS, Samantha Cristoforetti.

«La storia della Stazione Spaziale Internazionale è un esempio di grande impegno dell’uomo in un campo di elevata tecnologia» ha commentato Enrico Saggese, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana nel sottolineare il profondo apporto della nostra industria al progetto. Prossima tappa della storia della ISS sarà il completamento definitivo, previsto per il 2014, con l'arrivo dell'ultimo modulo pressurizzato da collegare di fabbricazione russa, il Nauka Multipurpose Laboratory Module. Ma già da oltre dieci anni la Stazione Spaziale Internazionale è un punto di vista privilegiato per quegli studiosi che vogliono osservare gli effetti dell'assenza di gravità su esseri umani e fenomeni naturali. Del resto una maggiore comprensione di questi aspetti si rivelerà fondamentale nei prossimi decenni, quando si apriranno gli scenari delle grandi esplorazioni dirette verso lo spazio profondo. Ma la ISS è fondamentale anche per progettare e mettere a punto innovazioni nel campo scientifico e tecnologico che migliorino la vita di tutti quelli che restano sulla Terra: ben contenti, ma grati a quanti hanno voglia di buttare uno sguardo "altrove" per placare quella sete di conoscenza che da sempre ha aiutato l'uomo ad andare oltre i propri limiti.

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