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Questa tecnica rivoluzionaria permette il recupero delle mani ai pazienti tetraplegici

All’Ospedale CTO della Città della Salute di Torino è stata eseguita una tecnica rivoluzionaria che permette il recupero delle mani nei pazienti tetraplegici. Si basa sul collegamento dei nervi sani (al di sopra della lesione midollare) con quelli danneggiati, ripristinando la funzionalità perduta degli arti.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Scotth23
Credit: Scotth23

Grazie a un intervento innovativo eseguito il 6 giugno presso l'Ospedale CTO della Città della Salute di Torino, un uomo di 52 anni rimasto tetraplegico a causa di una lesione midollare potrà recuperare la funzione delle mani. Si tratta di un traguardo medico semplicemente impensabile sino a qualche tempo fa, tenendo presente la qualità del recupero attesa dall'equipe di specialisti che ha operato il paziente, un ex pasticcere rimasto coinvolto in un gravissimo incidente stradale mentre tornava a casa da lavoro. Sia dal punto di vista fisiologico che da quello della funzione motoria e sensoriale, il suo recupero sarà sensibilmente superiore rispetto a quello che avrebbe ottenuto con le tecniche più tradizionali, basate sul collegamento dei tendini.

Come con i cavi elettrici

La tecnica, così innovativa e rivoluzionaria da non avere ancora un nome in letteratura scientifica, si basa sul bypass della lesione del midollo spinale, collegando i nervi sani – posti al di sopra della stessa – con quelli danneggiati a valle. In parole semplici, i chirurghi li collegano in un modo non troppo diverso dai cavi elettrici maneggiati da un elettricista, facendo passare il segnale dai nervi sani a quelli non più funzionanti. Questo "riallaccio", che richiede dalle 3 alle 4 ore per arto, attiva le funzioni motorie e sensoriali andate perdute a causa della lesione midollare. Con le precedenti tecniche basate sul collegamento dei tendini il recupero era solo parziale, ma trasferendo il segnale dei nervi è possibile stimolare nuovamente l'intero complesso dei muscoli coinvolti.

Riabilitazione

Naturalmente il recupero del paziente non è immediato. Sono infatti previsti numerosi mesi di fisioterapia per abituarsi ai nuovi impulsi dati agli arti, che sono diversi da quelli “originali” e dunque richiedono pratica e adattamento dell'organismo. Il recupero della motilità viene agevolato anche dalle moderne tecniche fisioterapiche, molto più incisive ed efficaci rispetto al passato. Nel caso del paziente italiano non si sono verificate complicazioni durante o subito dopo l'intervento, dunque ci sono ottime probabilità di un recupero eccellente. Va tenuto presente che la possibilità di muovere le mani rappresenta un enorme passo avanti nella qualità della vita di chi è tetraplegico; a causa della lesione midollare, infatti, si perde anche il controllo delle funzioni intestinali e della vescica, e non essendo possibile utilizzare le mani per la cura personale è richiesta l'assistenza di qualcuno. La qualità della vita e la privacy ne guadagnano enormemente.

Storia della tecnica

I primi esperimenti con la tecnica del trasferimento nervoso furono condotti 25 anni fa dai medici dell'Università di Washington, guidati dalla dottoressa Susan E. Mackinnon, direttrice della Divisione di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso la Scuola di Medicina dell'ateneo. Da allora si è evoluta enormemente e solo negli ultimissimi anni ha permesso di trattare i pazienti tetraplegici. Al mondo esistono pochissimi centri in grado di eseguire questi interventi e di supportare appieno il percorso di riabilitazione dei pazienti. L'Ospedale CTO della Città della Salute di Torino è il primo in Italia.

I medici italiani

L'intervento sul paziente italiano è stato condotto dall'equipe composta dal dottor Bruno Battiston, direttore dell'Ortopedia e Traumatologia 2 ad indirizzo Chirurgia della Mano del CTO di Torino; dal professor Diego Garbossa della Neurochirurgia universitaria, e dai dottori Paolo Titolo e Andrea Lavorato. Hanno collaborato anche il Dipartimento di Ortopedia – Traumatologia e Riabilitazione e la Struttura dell'Unità Spinale.

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