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Questa bambina appena nata ha in realtà 27 anni: com’è possibile

Grazie a una tecnica di procreazione medicalmente assistita, una ragazza di 29 anni ha dato alla luce una bambina il cui embrione fu congelato verso la fine del 1992, oltre 27 anni fa. Ciò significa che tra mamma e piccola, chiamata Molly, tecnicamente c’è una differenza di età di poco meno di 2 anni.
A cura di Andrea Centini
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A Knoxville, città di poco meno di 200mila abitanti del Tennessee, negli Stati Uniti, è nata una bambina che tecnicamente ha soltanto un paio di anni in meno di sua madre, che di anni ne ha 29 (è nata nell'aprile 1991). Può sembrare un'assurdità, ma l'embrione che ha dato vita alla piccola Molly Everette Gibson, questo è il nome della bimba da guinness dei primati, fu congelato nella seconda metà del 1992. Ciò significa che tra la madre Tina e la figlia c'è solo una piccola differenza di età, sempre parlando da un punto di vista squisitamente legato al concepimento.

La piccola è nata grazie a una tecnica di procreazione medicalmente assistita che ha esordito nel lontano 1983, quando vide la luce il primo bambino da un embrione crioconservato. L'eccezionalità nella storia della famiglia Gibson risiede nel fatto che l'embrione è stato tenuto in un “super congelatore” per poco meno di 30 anni: nessun altro embrione è stato conservato così a lungo, prima di essere scongelato e impiantato. In base a quanto dichiarato al New York Post dalla dottoressa Carol Sommerfelt, la direttrice del laboratorio della National Embryo Donation Center (NEDC) che ha organizzato l'intervento, fin quando gli embrioni vengono conservati nelle condizioni adeguate possono risultare “buoni” a tempo indefinito. In altri termini, se la preservazione è corretta, potrebbero essere impiantati con successo anche cento anni dopo il concepimento, o magari mille. Tutto dipende dalla tecnologia.

La temperatura per la crioconservazione degli embrioni dopo l'espianto è di ben – 196° C in azoto liquido, e vengono immersi in una soluzione di sali e composti organici per essere protetti. Gli embrioni offerti dalla NEDC alle famiglie che ne fanno richiesta, generalmente infertili, sono quelli donati da coppie che hanno iniziato un percorso di procreazione assistita, e che conservano più embrioni per più tentativi. Quando una procedura va a buon fine, gli embrioni di “riserva” possono essere distrutti, oppure donati come avvenuto come quello che ha dato vita alla piccola Molly. Il marito di Tina, Benjamin, ha 36 anni ed è affetto da fibrosi cistica, una condizione che può determinare infertilità, da qui la decisione di rivolgersi all'organizzazione su consiglio della nonna.

Uno dei processi più delicati di questa tecnica di procreazione assistita risiede nello scongelamento dell'embrione, che ha successo nel 75 percento dei casi. Una volta impiantato sull'endometrio della madre, dove deve “attecchire” in un punto specifico congiungendosi ai vasi sanguigni dell'utero, ha circa il 50 percento delle probabilità di sfociare in un parto vivo, come avvenuto con la piccola Molly.

A rendere questa storia ancora più affascinante e interessante, il fatto che la sorella di Molly, Emma, è stata concepita con un altro embrione congelato, che fino a poco tempo fa deteneva il record di crioconservazione più a lunga (circa 24 anni). Le due sorelle sono inoltre tali anche dal punto di vista genetico, perché entrambi gli embrioni sono stati donati dalla stessa coppia (rimasta anonima) negli anni '90. Gli addetti della NEDC hanno sottoposto ai coniugi Gibson i profili di una trentina di coppie, ma alla fine hanno scelto questi embrioni poiché concepiti da genitori di piccola statura, proprio come loro.

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