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Quelle antiche migrazioni che insegnarono l’agricoltura all’Europa

Il DNA dei primi coltivatori racconta del lunghissimo cammino che dal Medio Oriente portò l’agricoltura fino al Nord Europa. Come accade con una recente ricerca condotta in Svezia su alcuni antichissimi resti umani che dimostra come il genoma rechi tracce delle antiche migrazioni.
A cura di Nadia Vitali
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quelle antiche migrazioni che insegnarono l agricoltura all europa

Fu la grande rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre il volto della nostra specie, un enorme passo nel solco del cammino evolutivo, partito dalla comprensione dei più oscuri e nascosti segreti della natura e giunto fino alle più raffinate tecnologie per poter fare di questa una risorsa da dominare e sfruttare al meglio. Il momento in cui i nostri progenitori cominciarono a «deporre» le proprie lance ed iniziarono a coltivare è stato spesso interpretato come uno dei più significativi nell'intera storia dell'umanità, comunemente ritenuto un processo avvenuto in tempi relativamente rapidi: la rivoluzione neolitica avrebbe visto la sua alba 11 000 anni addietro in Medio Oriente. Circa 5 000 anni dopo, flussi migratori in direzione settentrionale esportavano l'agricoltura fino all'Europa, contribuendo a creare quelle società più complesse che si articolano intorno alle comunità sedentarie: i piccoli nuclei poco strutturati di cacciatori-raccoglitori nomadi si stanziarono in territori fissi e la densità di popolazione si incrementò in alcune aree, dando vita a relazioni sociali che diventarono uno strumento utile per rafforzare l'individuo e il gruppo, attraverso la coesione e la divisione dei compiti e del lavoro.

Genesi e migrazione dell'agricoltura –  La "rivoluzione neolitica", a dispetto del suo nome, non fu né immediata né travolgente: come tutte le trasformazioni necessitò di tempo e cautela per introdursi definitivamente negli usi e nelle abitudini dei nostri antenati. Fu, senza dubbio, un'evoluzione dagli aspetti immensamente affascinanti, a tutt'oggi oggetto dei dibattiti e delle attenzioni degli studiosi interessati a ricostruire particolari e tappe di un lungo viaggio, attraverso tracce silenziose che parlano senza l'ausilio della scrittura ancora sconosciuta in quei tempi lontani: prima su tutte, la ricostruzione del genoma dei "pionieristici" agricoltori che, quando possibile, è stata sempre in grado di fornire spunti significativi ed accurati approfondimenti. Una recente ricerca francese, condotta proprio su alcuni scheletri rinvenuti in alcune caverne del Sud della Francia ed appartenuti a uomini vissuti circa 5 000 anni fa, poneva in evidenza il ruolo del Mediterraneo come via di penetrazione delle tecniche di coltivazione, affiancandolo al passaggio dall'Europa centrale, generalmente ritenuto la strada privilegiata attraverso la quale l'agricoltura giunse fino al cuore del Vecchio Continente: dettagli e precisazioni, negli anni, si sono succeduti grazie al miglioramento degli strumenti d'indagine utilizzabili da archeologi e antropologi, anche se la strada per comprendere chiaramente i meccanismi di una storia così articolata è certamente ancora molto lunga.

Il DNA racconta – L'ultimo studio sull'argomento è stato condotto da alcuni ricercatori svedesi e pubblicato dalla rivista Science: attraverso le analisi condotte sui resti di tre cacciatori raccoglitori e di un agricoltore, tutti vissuti in Scandinavia circa 5 000 anni addietro, il gruppo guidato da Pontus Skoglund dell'Università di Uppsala ha rilevato come l'evidenza biologica confermi «con forza» l'ipotesi che vuole l'agricoltura come frutto dell'"importazione" da parte di uomini provenienti dall'Europa meridionale. Attraverso il DNA prelevato dagli scheletri rinvenuti sull'isola svedese di Gotland, infatti, è stato possibile verificare come, effettivamente, l'antichissimo contadino presenti un patrimonio cromosomico assai più prossimo a quello delle attuali popolazioni europee meridionali e, in particolar modo, alle mediterranee, ad esempio, quelle che vivono a Cipro; viceversa, i tre cacciatori-raccoglitori presentano firme genetiche riconducibili ai gruppi che ancora oggi abitano il Nord Europa, in particolar modo ai Finlandesi. Ad una diversa "origine" corrisposero anche due differenti modalità di sepoltura che, già da sole, potrebbero illustrare parte delle differenze esistenti tra individui quasi contemporanei ma appartenenti decisamente a società diverse: sui resti del coltivatore, un megalite a testimoniare la presenza di una tomba, per i cacciatori-raccoglitori un semplice sepolcro piatto. «Abbiamo analizzato i dati genetici di due culture estremamente differenti, sebbene vissute all'incirca nello stesso periodo, a meno di 400 chilometri di distanza l'una dall'altra». E, probabilmente, contadini e cacciatori-raccoglitori condussero le proprie esistenze fianco a fianco per più di un millennio, prima di incrociarsi dando vita ad una nuova stirpe resa più forte anche dalle nuove conoscenze tecniche provenienti dall'area mediterranea: la domesticazione delle piante che avrebbe insegnato agli autoctoni come procurarsi del cibo da soli, senza dipendere esclusivamente dalla capricciosa volontà della natura.

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