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Covid 19

Quanto protegge il vaccino Covid di Pfizer dal rischio di ricovero per variante Omicron

Un’analisi sulla diffusione della variante Omicron in Sudafrica indica un riduzione dell’efficacia del vaccino Covid di Pfizer (due dosi) dal rischio di ricovero.
A cura di Andrea Centini
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La variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 identificata in Sudafrica alla fine di novembre sta preoccupando il mondo intero a causa delle molteplici mutazioni (oltre 30) rilevate sulla proteina S o Spike. Dai dati epidemiologici e dai risultati di alcune indagini preliminari, a causa delle suddette mutazioni il nuovo ceppo del patogeno pandemico non solo risulta più contagioso, ma soprattutto dotato di una maggiore capacità di fuga immunitaria, ovvero di eludere – almeno in parte – le difese immunitarie: sia quelle scaturite da una precedente infezione naturale che quelle innescate dai vaccini. Ma quanto è effettivamente “brava” la variante Omicron a sfuggire all'immunità indotta dal vaccino anti Covid? Le prime informazioni in tal senso dal mondo reale arrivano proprio dal Sudafrica, dove attualmente oltre il 90 percento dei contagi è provocato dalla nuova variante.

Dall'analisi dei dati di Discovery_SA, il più grande assicuratore sanitario del Paese con ben 3,7 milioni di membri, è stato determinato che le due dosi di Comirnaty – il vaccino a mRNA di Pfizer e BioNTech – hanno un'efficacia del 70 percento nel prevenire il ricovero in ospedale per COVID-19. In linea di massima è un buon risultato, considerando che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene efficace un vaccino col 50 percento di efficacia, tuttavia è un valore sensibilmente inferiore rispetto a quello ottenuto contro la precedente ondata di variante Delta, in cui l'efficacia contro l'ospedalizzazione è risultata essere del 93 percento. Il dato sulla variante Omicron è stato ottenuto dall'analisi di 211.000 test PCR positivi su adulti con età uguale o superiore ai 18 anni, dei quali il 41 percento aveva ricevuto le due dosi di Comirnaty.

Come sottolineato dall'esperta di analisi dati Mia Malan di Bhekisisa, la protezione dal ricovero ospedaliero a causa della variante Omicron si mantiene in tutte le fasce di età, ma risulta leggermente inferiore nei gruppi più anziani. Nello specifico, le due dosi di Cormirnaty hanno un'efficacia del 92 percento nel proteggere dal ricovero ospedaliero nella fascia di età 18-29 anni; del 75 percento in quella 30-39 anni; dell'82 percento in quella 40-49 anni; del 74 percento in quella 50-69 anni; del 67 percento in quella 60-69 anni e del 59 percento in quella 70-79 anni. Va sottolineato che l'efficacia inferiore rilevata nelle fasce di età più mature può essere legata al fatto che gli anziani sono stati i primi a essere vaccinati contro il coronavirus SARS-CoV-2, pertanto possono presentare un declino della protezione immunitaria più accentuato rispetto ai giovani, vaccinati più recentemente.

Un altro dato interessante risiede nel fatto che i pazienti contagiati dalla variante Omicron presentano un rischio di ospedalizzazione ridotto del 29 percento rispetto a quelli colpiti dalle varianti emerse in precedenza. Ciò è in linea con i sintomi più lievi che caratterizzerebbero la nuova infezione, forse legati all'acquisizione di un “pezzo” di virus del raffreddore nel patrimonio genetico.

Come spiegato dalla dottoressa Malan, i casi di Omicron stanno crescendo molto più rapidamente che durante l' ondata di variante Delta, ciò nonostante le curve dei ricoveri sono più lente. Durante l'ondata di Omicron il Sudafrica ha raggiunto il 60 percento dei casi toccati durante il picco della variante Delta, tuttavia "risultano solo il 20 percento dei ricoveri ospedalieri rispetto all'ondata di Delta". È un ulteriore dato che sottolineerebbe la minore morbilità e aggressività della nuova variante.

Per quanto concerne la protezione dall'infezione, le persone vaccinate hanno il 33 percento in meno di probabilità che vengano infettate dalla variante Omicron rispetto ai non vaccinati, inoltre dopo 2-4 settimane dalla seconda dose l'efficacia contro il contagio scende al 56 percento. Dopo 3-4 mesi si arriva al 25 percento. Infine, chi è stato infettato da Delta ha un rischio relativo di reinfezione da Omicron del 40 percento, mentre per chi è stato infettato da Beta il rischio relativo è del 60 percento. Ciò indica una significativa capacità di reinfezione della nuova variante.

Per quanto concerne i bambini, quelli che vengono ricoverati in ospedale presentano bronchiolite e polmonite, “spesso con sintomi gastrointestinali gravi e disidratazione”, spiega la dottoressa Malan, mentre nella stragrande maggioranza dei casi i piccoli stanno male per 3 giorni con sintomi lievi, come “mal di gola, congestione nasale, mal di testa, febbre”. Durante l'ondata di variante Omicron risulta il 20% in più di bambini e adolescenti ricoverati rispetto alla prima ondata, un dato analogo a quello osservato con l'ondata di Delta. Molto spesso, tuttavia, si tratta di ricoveri "accidentali" legati ad altre condizioni, inoltre si sta invertendo la tendenza di più bambini e meno adulti ricoverati in ospedale. Tutti quelli riportati sono dati preliminari che dovranno essere confermati da indagini più approfondite, inoltre va tenuto presente che è in atto la campagna vaccinale di richiamo con la terza dose, che ha dimostrato di essere efficace al 75 percento contro l'infezione sintomatica.

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