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Covid 19

La variante Omicron avrebbe acquisito un “pezzo” del virus del raffreddore, forse indebolendosi

Un team di ricerca internazionale ha scoperto che la variante Omicron avrebbe acquisito una parte di un virus del raffreddore: ciò spiegherebbe i sintomi lievi.
A cura di Andrea Centini
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Particelle virali del coronavirus su cellula umana (in giallo). Credit: NIAID
Particelle virali del coronavirus su cellula umana (in giallo). Credit: NIAID
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La variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 avrebbe acquisito un “pezzo” di materiale genetico proveniente da un virus del raffreddore, una modifica mai osservata prima negli altri ceppi del patogeno. Questa peculiare ricombinazione, che sarebbe avvenuta in un paziente immunodepresso colpito contemporaneamente dal raffreddore e dalla COVID-19, potrebbe aver reso il patogeno pandemico meno aggressivo, meno "animale" e più vicino all'uomo; ciò non solo spiegherebbe la maggiore contagiosità, ma anche il fatto che i primi casi di variante Omicron rilevati nel mondo – principalmente in Sudafrica, dove è emersa – presentano sintomi più lievi di quelli associati alle altre varianti del virus. Non deve stupire che un simile processo possa essersi verificato proprio in Sudafrica; si tratta infatti di un Paese con una elevata concentrazione di pazienti immunodepressi a causa dell'elevata diffusione del virus dell'HIV, responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), una malattia che, come suggerisce il nome stesso, determina una riduzione nell'efficacia del sistema immunitario.

Ad avanzare la clamorosa ipotesi della ricombinazione con un virus del raffreddore, che potrebbe cambiare le sorti della pandemia di COVID-19, è stato un team di ricerca internazionale composto da scienziati statunitensi e indiani di nference Lab, una società specializzata nell'analisi dei dati biomedici. I ricercatori, coordinati dal professor Venky Soundararajan, fondatore dell'azienda con sede principale a Cambridge, nel Massachusetts, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a confronto le mutazioni rilevate nella variante Omicron con quelle presenti nelle altre quattro varianti di preoccupazione (Alpha, Beta, Gamma, Delta), quelle delle varianti di interesse (Lambda, Mu, Eta, Iota e Kappa) e di altri 1.500 lignaggi del coronavirus SARS-CoV-2 caricati nelle banche dati genetiche, per un totale di ben 5,4 milioni di genomi. Come specificato dagli scienziati nell'abstract dello studio, che non è ancora stato sottoposto a revisione paritaria, la proteina S o Spike della variante Omicron è caratterizzata da 26 mutazioni di amminoacidi (23 sostituzioni, due delezioni e un inserimento) che sono distinte da quelle osservate negli altri ceppi.

Gli esperti si sono concentrati su una specifica mutazione di inserzione chiamata “ins214EPE”, che non era mai stata osservata prima nel patogeno pandemico. “La sequenza nucleotidica che codifica per ins214EPE potrebbe essere stata acquisita mediante ricombinazione con i genomi di altri virus che infettano le stesse cellule ospiti del SARS-CoV-2”, spiegano il professor Soundararajan e i colleghi. Poiché è stato dimostrato che le cellule gastrointestinali e respiratorie possono essere coinfettate contemporaneamente dal SARS-CoV-2 e da coronavirus stagionali come l'HcoV-229E, e poiché i genomi dei coronavirus del raffreddore presentano sequenze omologhe alla sequenza nucleotidica che codifica per ins214EPE, gli esperti ritengono che l'emersione della Omicron sia avvenuta proprio in un paziente con duplice infezione in atto. In parole semplici, durante la replicazione il SARS-CoV-2 avrebbe “catturato” un frammento del materiale genetico dell'altro virus dando vita alla nuova variante.

La notizia, che dovrà essere confermata da studi più approfonditi, è stata accolta con favore dal professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive presso il Policlinico San Martino di Genova. “La nuova variante che ha terrorizzato forse ingiustamente il mondo, ha acquisito un “pezzetto” del virus del raffreddore comune. Ecco spiegato perché darebbe quadri clinici più lievi, rispetto alla Delta, molto simili al raffreddore. Omicron grazie a questa aggiunta di materiale genetico del virus del raffreddore è più “umana” e meno animale rispetto al SarsCoV2 iniziale. Per questo sfugge più facilmente al nostro sistema immunitario che non la riconosce come totalmente estranea”, ha spiegato lo scienziato su Facebook. “Si tratta di una ricerca molto interessante che, se confermata, dimostrerebbe per la prima volta che il virus del covid si sta spontaneamente indebolendo perdendo la sua forza iniziale di causare malattie gravi. A questo punto c’è quasi da sperare che la omicron soppianti la Delta e le altre precedenti varianti. Sarà anche forse più contagiosa, ma se assomiglia così tanto al raffreddore…”, ha concluso l'esperto. I dettagli della ricerca “Omicron variant of SARS-CoV-2 harbors a unique insertion mutation of putative viral or human genomic origin”, che devono ancora essere ancora pubblicati su una rivista scientifica, sono stati caricati sul database online OSFPreprints.

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