Soldi spesi in campagne di sensibilizzazione contro l'abbandono dei cani, mentre ancora oggi, nel 2018, noi proprietari siamo costretti a stare ore e ore in automobile, in treno o in traghetto dovendo rinunciare alla praticità di un volo perché non ci è concesso portare con noi il nostro cane, a meno che non sia di taglia particolarmente piccola o che non accettiamo di metterlo in stiva, pregando tutti i santi in paradiso che chi deve occuparsi del suo trasporto abbia la pazienza e la cura necessaria per rendergli il viaggio poco traumatico e non letale.
Dagli Stati Uniti arriva la notizia dell'ennesimo cane morto in aereo, questa volta la situazione è surreale: la proprietaria è stata costretta a rinchiudere l'animale all'interno della cappelliera dove il piccolo ha perso la vita tra atroci sofferenze e nell'indifferenza di tutti, visto che per diverso tempo si è lamentato, come raccontano i testimoni.
Non si contano più i cani morti in stiva durante i viaggi, o quelli riconsegnati feriti e spaventati perché i kennel in cui si trovavano venivano spostati come fossero bagagli pieni di stoffa o non contenenti esseri viventi magari alla loro prima esperienza in aereo.
Certo moltissimi sono i cani arrivati a destinazione senza difficoltà o traumi particolari, ma perché le compagnie aeree non si arrendono permettendoci di trasportare a bordo anche quelli che pesano più di 10 chili?
Per quanto per noi che viviamo con loro il mondo giri tutto (o quasi) intorno ai cani, bisogna tenere conto del tipo di mezzo di cui stiamo parlando: un aereo, rispetto ad un traghetto o ad un treno, ci dicono che non è facilmente modificabile e adattabile alla presenza di un quattrozampe che ha bisogno del giusto spazio per non rappresentare un problema per sé stesso e per gli altri viaggiatori. Inoltre bisogna considerare il fattore allergia: se in un treno ci troviamo accanto ad una persona allergica, possiamo chiedere di essere spostati in un altro vagone, in aereo, dove l'ambiente è unico, il problema non è di così facile risoluzione (ricordiamo il caso della donna allergica costretta a scendere dal velivolo in cui era presente un cane), ma quante probabilità ci sono che possa accadere così frequentemente da rendere questa possibilità la causa di un divieto?
C'è da dire che se pensiamo a come i treni o i traghetti sono stati adattati alla presenza dei cani, possiamo ben sperare che le modifiche vengano apportate anche sugli aerei: in fondo in entrambi i casi si è optato per un costo elevato del biglietto ‘canino' e un po' di spazio per dormire e fare pipì (ricordiamo che i prezzi per i treni raggiungono cifre assurde adatte a ben pochi portafogli e che in traghetto l'accesso alle aree pubbliche interne è vietato, il che obbliga i proprietari a passeggiare sui ponti esterni in metallo e dannosi per le zampe dei cani che si bruciano d'estate e si congelano d'inverno).
Ricordo quando portai Teseo da Naxos, in Grecia, a Milano. Pesava neanche 5 chili, era una palla di pelo dormiente e innocua, ma l'hostess mi chiese di metterlo nel trasportino (da tenere rigorosamente chiuso) e di appoggiarlo ai piedi del sedile: non il mio che era quello centrale, ma quello accanto (lato finestrino) ai piedi di un passeggero sconosciuto. Mi rifiutai categoricamente, sia perché era rischioso per Teseo, sia perché mi sembrava assurdo obbligare una persona a viaggiare scomoda con un trasportino tra i piedi. Il ragazzo, molto gentilmente, si offrì di scambiarci di posto. Io adagiai un pareo sul tavolino coprendo fino a terra, dove lasciai il trasportino aperto permettendo a quel piccolo cucciolo di dormire comodamente sdraiato per terra e non rinchiuso.
Qualsiasi persona che vive con un cane è disposta a pagare prezzi assurdi e a viaggiare in condizioni disperate pur di non separarsi dal suo cane proprio durante le vacanze: perché non permetterci di pagare un biglietto in più trasportando il nostro amico ai piedi del sedile accanto al nostro?