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Quando fa male il caffè: l’Efsa fa chiarezza

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare precisa che tre tazzine al giorno, in condizioni normali, non fanno male purché frammentate in tre dosi. Anche sui più piccoli, entro determinate quantità, l’amata bevanda non sembra arrecare danni.
A cura di Redazione Scienze
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La letteratura scientifica sull'argomento è vasta e talvolta contrastante, ragion per cui il lavoro dell'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) è utile a fare un po' di chiarezza sulle qualità del caffè. L'agenzia europea ha pubblicato un ampio report in cui prende in considerazione gli studi in lingua inglese pubblicati dal 1997 ad oggi e attinenti la bevanda e i suoi effetti sugli animali, sull'uomo, in combinazione con altri alimenti (ad esempio le bibite energetiche) o sostanze (ad esempio alcol e droghe) o in condizioni mediche particolari, quali gravidanza e malattie cardiovascolari. L'obiettivo risulta essere prima di tutto quello di fornire un quadro di comportamento quotidiano per i singoli e una sintesi utile per gli studiosi. Le categorie prese in esame sono state individuate anche in base all'età: bambini dai 3 ai 9 anni, adolescenti (10-17 anni) ed adulti (18-64 anni).

Le quantità di caffè che un adulto può assumere quotidianamente in tutta sicurezza equivalgono a 400 mg di caffeina, ossia tre tazzine di espresso. Unico limite è non bere in un'unica dose una quantità pari o superiore a 200 mg di caffeina (una tazzina e mezzo). La dose che possono assumere bambini ed adolescenti è di 3 mg per ogni chilo di peso corporeo: entro tale rapporto non vi sono rischi per la salute del minorenne. Per quanto riguarda il bambino prima della nascita, secondo l'Efsa se la madre non assume più di 200 mg di caffeina al giorno, non vi sono effetti per la salute del feto.

Sotto esame dell'Efsa anche gli effetti del caffè sul sonno, oggetto di ampi studi tra chi sostiene che l'effetto della caffeina sia solo "immaginario" e chi invece spiega la bevanda va assunta prima della "pennichella". Pur non entrando nel dettaglio di tali ricerche, l'autorità scioglie i dubbi e spiega che in alcuni soggetti il caffè, se assunto nella dose di 100 mg di caffeina, può recare problemi nella qualità e durata del riposo.

Rassicuranti le conclusioni su chi svolge attività sportiva: non presenta problemi una tazzina di caffè entro due ore dall'esercizio fisico, così come non sono verificate – o quanto meno sono "improbabili" – controindicazioni su chi consuma bevande energetiche conteneti taurina, D-glucuronolattone o alcol.

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