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Covid 19

Qual è il tempo di incubazione del coronavirus

In base a quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dal Ministero della Salute e da altri autorevoli enti sanitari internazionali il tempo di incubazione massima del nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2) è di 14 giorni. L’esordio dei sintomi, tuttavia, avviene mediamente tra i 3 i 7 giorni, in base alle ultime stime.
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A cura di Andrea Centini
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Il nuovo coronavirus visto al microscopio elettronico in falsi colori. Credit: NIAID-RML
Il nuovo coronavirus visto al microscopio elettronico in falsi colori. Credit: NIAID-RML
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Ciascuna patologia infettiva è caratterizzata da un tempo di incubazione, che si riferisce a quella finestra temporale che intercorre tra l'esposizione a un agente patogeno (come un virus o un batterio) e il momento in cui il nostro organismo inizia a manifestare i sintomi. In altri termini, il tempo di incubazione è il periodo che separa il momento esatto dal contagio a quello in cui si palesano gli effetti della malattia contratta. Questo intervallo di tempo è estremamente variabile fra una malattia all'altra e non è caratterizzato da un valore univoco, ma da un range che abbraccia più giorni. Ad esempio, il comune raffreddore ha un tempo di incubazione compreso tra 1 e 3 giorni; la varicella tra i 14 e i 16 giorni; l'epatite C tra i 15 e i 160 giorni, mentre alcune malattie come la Kuru e la Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) scatenata dall'HIV lo hanno di diversi anni.

Il tempo di incubazione del nuovo coronavirus

Il tempo di incubazione della COVID-19, l'infezione respiratoria innescata dal nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2), in base a quanto specificato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è compreso tra 1 e 14 giorni. “Più comunemente intorno a cinque giorni”, specifica l'OMS sulla pagina della domande e risposte dedicata all'infezione. L'organizzazione aggiunge che “queste stime saranno aggiornate non appena saranno disponibili ulteriori dati”, proprio perché trattandosi di un virus emergente ci sono ancora diverse caratteristiche da studiare a fondo. Il Ministero della Salute non si discosta troppo da quanto affermato dall'OMS, indicando che attualmente si stima che il tempo di incubazione “vari fra 2 e 11 giorni, fino ad un massimo di 14 giorni”. L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) specifica infine che il periodo di incubazione “varia in media tra 3 e 7 giorni”, e anche in questo caso viene riportato come tempo massimo i 14 giorni. Non è un caso che due settimane sia la tempistica di isolamento richiesta per le persone che sono state a stretto contatto con gli infetti; proprio perché nel caso in cui fossero state contagiate, durante questo arco di tempo potrebbero iniziare a manifestare i sintomi della patologia (non si può escludere infatti che pur in caso di positività possa emergere una condizione asintomatica). Lo studio cinese “Clinical characteristics of 2019 novel coronavirus infection in China” coordinato dal professor Nan-shan Zhong del Guangzhou Institute of Respiratory Health ha fatto emergere che il nuovo coronavirus potrebbe avere un tempo di incubazione addirittura superiore ai 20 giorni, facendo riferimento al caso di un uomo settantenne nello Hubei nord-occidentale che avrebbe manifestato i sintomi 27 giorni dopo il contagio. Benché lo studio non sia stato ancora sottoposto a revisione paritaria e dunque è ancora da validare, non si può certo trascurare il parere del professor Zhong, esperto di malattie respiratorie di fama internazionale e noto in tutto il mondo per aver scoperto il virus della SARS nel 2003.

Coronavirus meno pericoloso del previsto

Come dichiarato a fanpage dalla virologa Ilaria Capua, il nuovo coronavirus potrebbe essere presente in Italia da diverso tempo, persino da mesi. Il fatto che fino ad oggi sia rimasto “nascosto” e che al momento si stiano registrando così tanti casi può essere vista come una buona notizia: “Tanto più cresce il numero delle persone infette – o meglio: tanto più scopriamo casi pregressi e passati inosservati – tanto meglio è. Perché vuol dire che il numero degli infetti è maggiore di quanto pensavamo. E il potenziale letale del virus, molto minore”, ha affermato la specialista.

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