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Primo ovaio artificiale ‘anti chemio’: proteggerà la fertilità delle donne malate di cancro

Un team di ricerca danese ha messo a punto in laboratorio una impalcatura di tessuto ovarico equiparabile a una sorta ovaio artificiale, nella quale sono stati inseriti con successo i follicoli ovarici. Una volta impiantata nei topi, gli ovociti hanno dimostrato di restare vitali e accrescersi.
A cura di Andrea Centini
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Realizzato in laboratorio un precursore di ovaio artificiale che potrebbe ridurre al minimo i rischi per le donne che intendono preservare la propria fertilità in seguito a cure chemioterapiche e/o radioterapiche. Una delle procedure standard, infatti, prevede la rimozione del tessuto ovarico e della sua crioconservazione prima dell'avvio delle terapie antitumorali, in attesa di un futuro reimpianto al termine delle cure. Benché non se ne conoscano le percentuali, c'è un potenziale rischio che nel tessuto asportato possano essere presenti cellule maligne; ciò significa che sussiste la possibilità di reintrodurre la malattia nelle donne che si sottopongono a questo trattamento.

Per scongiurare definitivamente il rischio o comunque ridurlo ai minimi termini, un team di ricerca del Laboratorio di Biologia riproduttiva presso il Rigshospitalet di Copenhagen, Danimarca, ha progettato in laboratorio una sorta di ovaio artificiale basato sul tessuto biologico. In parole semplici, gli studiosi guidati dalla professoressa Susanne Pors hanno trattato chimicamente per tre giorni di seguito il tessuto ovarico estratto dalle donne, al fine di ‘ripulirlo' completamente dalle cellule, rimuovendo di conseguenza anche quelle potenzialmente malate. In questo modo hanno ottenuto un'impalcatura di fibre di collagene e proteine, una struttura che è stata successivamente ripopolata dai follicoli ovarici, le piccole ‘sacche' nelle quali si trovano gli ovociti immaturi. Il tessuto ottenuto è stato infine impiantato in alcuni topi, dove gli ovociti hanno dimostrato di restare vitali e di accrescersi.

“È una prova di principio per preservare la fertilità delle donne che devono affrontare cure che potrebbero comprometterla”, ha dichiarato all'ANSA la dottoressa Susanne Pors. Naturalmente ci vorranno molti anni prima che una simile procedura possa trovare un'applicazione clinica, ma si tratta di un passo fondamentale nella realizzazione di un vero e proprio ovaio artificiale completamente scevro da rischi cancerogeni. I dettagli della ricerca sono stati presentati in occasione del 34° meeting annuale della Società Europea di Riproduzione umana ed Embriologia, attualmente in corso di svolgimento a Barcellona.

[Credit: mwooten]

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