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Prime cellule staminali invisibili al sistema immunitario: così evitano il rischio di rigetto

Partendo da ‘comuni’ staminali pluripotenti indotte, un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Università della California ha creato le prime cellule invisibili al sistema immunitario. Le rivoluzionarie staminali anti-rigetto saranno uno strumento fondamentale per la medicina rigenerativa del futuro.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Xiaomeng Hu
Credit: Xiaomeng Hu

Create in laboratorio le prime cellule staminali anti-rigetto, in grado di nascondersi agli occhi delle “sentinelle” del sistema immunitario e dunque di non essere attaccate e respinte dopo l'impianto. Si tratta di un traguardo rivoluzionario non solo perché getta le basi per lo sviluppo di terapie universali, senza la necessità di dover trattare le cellule del singolo paziente, ma perché potrebbe rappresentare un pilastro della medicina rigenerativa del futuro. Le cellule sono state già testate per lo sviluppo di tessuto cardiaco e hanno dato risultati estremamente incoraggianti.

Ricerca internazionale. Le super staminali “invisibili” sono state messe a punto da un team di ricerca internazionale guidato da ricercatori della Divisione di Chirurgia Cardiotoracica presso l'Università della California di San Francisco, che hanno collaborato con i colleghi del Dipartimento di chirurgia cardiovascolare dell'Università “Heart Center” di Amburgo (Germania), della Scuola di Medicina dell'Università della Carolina del Nord e dell'Università di Stanford. Gli scienziati, coordinati dai professori Tobias Deuse e Xiaomeng Hu, hanno concentrato le loro ricerche sulle cellule staminali pluripotenti indotte autologhe (iPSC), già di fondamentale importanza nella medicina rigenerativa poiché in grado di maturare in qualsiasi tipo di tessuto o organo.

Cellule rivoluzionarie. Le cellule iPCS standard hanno un grosso limite: per ottenerle si parte sempre da cellule adulte del singolo paziente, che vengono trattate e successivamente reimpiantate. Si tratta di una procedura lenta e costosa ma necessaria per evitare il rischio di rigetto, inoltre non tutte sono efficaci allo stesso modo nel rispondere alla riprogrammazione. Le nuove staminali evitano anche di esporsi ai rischi dei farmaci immunosoppressori: "Possiamo somministrare farmaci che sopprimono l'attività immunitaria e rendono meno probabile il rigetto. Sfortunatamente, questi immunosoppressori lasciano i pazienti più suscettibili alle infezioni e al cancro", ha dichiarato il professor Deuse. Per tutte queste ragioni avere staminali universali senza il rischio di rigetto è un traguardo eccezionale.

Come le hanno ottenute. Ma come hanno fatto a creare queste super staminali? Deuse e colleghi hanno lavorato su comuni staminali iPCS (umane e di topo) trattandole con la tecnica di editing genetico CRISPR-Cas9, il “taglia e incolla” del DNA. In parole semplici, hanno disattivato tre geni legati al sistema di riconoscimento del sistema immunitario, rendendole di fatto invisibili alle "sentinelle" dell'organismo. Al termine del trattamento le hanno impiantate in topi con un sistema immunitario efficiente e verificato l'assenxa di meccanismi di rigetto. “Questa è la prima volta che vengono ingegnerizzate cellule che possono essere universalmente trapiantate e che riescono a sopravvivere in riceventi immunocompetenti senza scatenare una risposta immunitaria”, ha dichiarato il professor Deuse.

Terapie del futuro. In un secondo esperimento gli scienziati hanno fatto evolvere le cellule staminali umane in cellule del cuore e le hanno impiantate in topi con un sistema immunitario con caratteristiche umane. Oltre a sopravvivere a lungo hanno iniziato a evolversi in tessuto cardiaco di base, suggerendo che in futuro potrebbero essere una colonna portante della medicina rigenerativa. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Biotechnology.

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