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Opinioni

Possiamo fare a meno dello sport?

Per motivi evolutivi prima e culturali poi, abbiamo abituato il nostro organismo a fare movimento. Ora, grazie all’allenamento sportivo, siamo in grado di raggiungere straordinarie abilità fisiche, però dobbiamo fare anche i conti con una sempre maggiore sensibilità alle cosiddette “malattie moderne”, come l’obesità, il diabete e disturbi psichiatrici e neurodegenerativi.
A cura di Julia Rizzo
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fitness in strada

La storia evolutiva della nostra specie si inserisce – come se fosse l’ultimo episodio, un po’ particolare – in quella dei primati. Gli ominidi si separano dal ramo delle scimmie antropomorfe (che ha portato all’evoluzione degli scimpanzé odierni) approssimativamente 7 milioni di anni fa e le prime specie di Homo sono apparse circa 5 milioni di anni dopo. Nel percorso che ha portato fino alla nostra specie, si sono radicate sempre di più le abitudini carnivore, che hanno trasformato i nostri antenati in cacciatori specializzati. La caccia richiede tutta una serie di movimenti per i quali il fisico ha iniziato a cambiare, adattando tutte la parti del corpo – dallo scheletro alla massa muscolare – nella corsa in particolare. L’evoluzione culturale dei nostri tempi ha poi contribuito ulteriormente alla radicazione dello sport, dell’aerobica e del fitness nella routine delle nostre vite, arrivando al punto da sviluppare una sorta di dipendenza psicofisica dal movimento. Difatti, in occasione delle Olimpiadi di Londra 2012, la rivista scientifica The Lancet lancia un rapporto secondo il quale un terzo della popolazione adulta non farebbe sufficiente attività fisica giornaliera, andando incontro a pericolose conseguenze. Siamo arrivati forse a un punto in cui non possiamo più farne a meno?

Cosa ci rende speciali nella corsa

La corsa di Usain Bolt

Timothy Noakes, scienziato dello sport ed ex atleta agonista, ha considerato il paradosso della moderna elite dell’atletica e l’esposizione della specie umana ad alcune malattie “nuove”. Il suo interesse, focalizzato sulla capacità dell’uomo di raggiungere livelli sportivi estremamente specializzati ed elevati (recente è lo stupore del record della nuotatrice cinese sedicenne Ye Shiwen, che ha battuto tutti i record nei 400m misti), si è concentrato sulla disciplina della corsa. I dati scientifici mostrano la formidabile capacità propria degli esseri umani a dissipare il calore durante la corsa, anche quando l’apporto di liquidi è moderato. Questo potrebbe essere stato l’elemento chiave che ha permesso loro di evolvere come gli unici primati a specializzarsi nell’andatura e nella corsa bipede. Gli antenati degli esseri umani moderni erano scimmie onnivore con arti adattati alla vita sugli alberi e non alla caccia in ambienti aperti. Nel corso degli ultimi milioni di anni, il clima ha subìto cambiamenti radicali trasformando (tra 6 e 3 milioni di anni fa) l’ecosistema africano, culla delle nostre origini, da una lussureggiante foresta all’attuale savana. Questo mutamento ha costretto a un adattamento anche i nostri antenati che, scendendo dagli alberi e correggendo la loro locomozione, hanno  iniziato a cacciare a terra, e quindi a correre. La tecnica di caccia, affinata poi dagli ominidi, si basava prevalentemente sulla resistenza, oltre che sulla straordinaria abilità a produrre oggetti utilizzati come armi. Le prede venivano indotte al galoppo e, dato che correndo non erano in grado di dissipare il calore dalla bocca, la fiacchezza prendeva il sopravvento rendendole piú vulnerabili. La capacità degli esseri umani a dissipare in maniera più efficiente il calore proviene dalla mancanza di peli sul corpo e dalla capacità di respirare attraverso la bocca.

Il cervello che dipende dal corpo

Un altro ex atleta, il farmacologo Michael Spedding, si è concentrato invece sull’altra faccia della medaglia delle nostre spiccate abitudini sportive. I suoi studi evidenziano come l'esercizio fisico può abbassare il rischio di disturbi psichiatrici. Può essere che i cambiamenti morfologici di cervello, muscoli e ossa ci abbiano reso dipendenti dal fitness per mantenere la nostra salute e l'equilibrio psicofisico? Il movimento e l’allenamento non solo migliorano il metabolismo fisiologico di muscoli e organi, ma attivano anche il nostro cervello, in particolare attraverso un percorso che aiuta ad aumentare il numero di connessioni fra neuroni, le cellule cerebrali. La maggior parte degli esseri umani di oggi non vive più in condizioni in cui deve inseguire una preda. L’esercizio non è più una parte integrante e necessaria della vita quotidiana, ma più un fattore culturale, e forse anche questo è uno degli elementi che scatenano tutta una serie di “disturbi moderni”. Anche se alcune ricerche hanno dato risultati contrastanti circa i benefici dell'attività fisica sulle capacità cognitive, la letteratura in generale dimostra che l'esercizio fisico regolare porta  molti benefici a livello della mente. Alcune ricerche suggeriscono che l'esercizio fisico ha effetti antidepressivi e può anche contrastare il morbo di Alzheimer.

Spedding e il suo team credono che almeno alcuni di questi effetti benefici siano mediati dalla neurotrofina BDNF, proteina correlata allo sviluppo e alle funzioni del sistema nervoso dei vertebrati. Durante l’esercizio fisico la quantità di BDNF nel sangue aumenta, inducendo a sua volta la sintesi di proteine nel muscolo e il metabolismo dei grassi. Nel modello animale in laboratorio si è visto come gli esemplari che avevano un minor tasso di questa neurotrofina, tendevano a diventare obesi. Nel cervello, la neurotrofina BDNF aumenta le connessioni neuronali ed è cruciale per alcuni aspetti della memoria. È chiaro quindi come molecole particolari possano avere un’influenza decisiva sull’evoluzione sia del nostro corpo che del nostro cervello. In particolare, BDNF ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della corteccia prefrontale, una regione che è anche fortemente associata con i disturbi psichiatrici, come l’Alzheimer.

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Julia Rizzo è laureata in biologia ed è appassionata di comunicazione scientifica, soprattutto in ambito naturalistico ma anche biomedico. Attualmente vive a Bolzano.
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