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Piramidi su Marte e antichi astronauti? Facciamo chiarezza

Torna a girare in Rete uno dei cavalli di battaglia più sensazionalisti dell’ufologia: quello della piramide su Marte, immagini suggestive mostrano una sorta di ziqqurat. Ma i marziani come il diavolo si nascondono dei dettagli, anzi negli “artefatti”.
A cura di Juanne Pili
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Ricostruzione artistica di una ziqqurat.

E' possibile leggere in Rete che un ingegnere e ricercatore pugliese avrebbe previsto l'esistenza di acqua su Marte nel 2007, "dieci anni prima della Nasa", inoltre basandosi sugli ingrandimenti delle immagini della sonda Mars express avrebbe individuato una ziqqurat sulla superficie del Pianeta rosso. La ziqqurat, o "piramide a gradoni", è una costruzione monumentale risalente agli antichi Sumeri. Non è un caso se alcuni dei siti che riportano questi dati sostengono anche le tesi di Sitchin. Secondo questo autore negli scritti sumeri è possibile trovare indizi riguardanti antichi astronauti alieni – gli Anunnaki – venuti sulla Terra per rubarci l'oro e creare dai primi ominidi la razza umana, mediante avanzate operazioni di ingegneria genetica.

Il mistero dei "sumeri" di Marte. Lasciando perdere la questione degli antichi astronauti, di cui avevamo già accennato in un precedente articolo, facciamo notare che questa storia della ziqqurat si protrae ormai da quasi dieci anni. Non esiste nessuna foto degna di questo nome che immortala la presenza di una piramide "sumera" sulla superficie di Marte. Infatti le ricostruzioni su cui si basano gli ufologi come sono rielaborazioni in 3D derivate da artefatti di scansione. Quando è possibile parlare di foto vere e proprie si tratta di artefatti fotografici da cui si evincerebbe "la pianta di una città", di cui esistono già analisi tecniche fatte da esperti: in sostanza nell'articolo linkato si discute del mosaico realizzato unendo più immagini per ottenere una rappresentazione della regione di Valle Marineris, su Marte, dove si troverebbe la presunta piramide. Non si accenna a misteriosi edifici, ma i tecnici tengono conto degli artefatti scambiati dagli ufologi per i segni di una improbabile civiltà precedente.

Una questione di artefatti. Come spiegavamo già in un articolo riguardante una presunta piramide su Venere, gli artefatti di scansione non possono essere considerati delle prove. Non esistono righe o scale su Marte: nelle ricostruzioni – per altro realizzate rielaborando in 3D dei dati altimetrici – quel che vediamo è l'effetto che si ottiene quando si effettuano rilievi altimetrici, ovvero scandendo (con laser o simili), la superficie del Pianeta rosso. Dal momento che la scansione avviene per linee parallele, inevitabilmente i dati rielaborati in post-produzione formeranno degli "scalini" in luogo delle variazioni di altitudine. Proviamo a immaginare un raggio che deve rimbalzare sulla superficie, il tempo di andata e ritorno è un buon dato per dedurre l'altezza della superficie colpita, nel mentre la sonda si sposta e ad una certa distanza invia un altro raggio, e così via. Se la superficie è inclinata e sufficientemente vasta, andando a effettuare una rielaborazione in 3D, otterremo una serie di scalini. Ragionamenti analoghi si possono fare sugli artefatti fotografici; tanto un altimetro, quanto una fotocamera stereoscopica, esplorano la superficie seguendo un certo margine di precisione, suddividendo la superficie in punti. In altezza avremo quindi arrotondamenti verso l'alto o verso il basso dei dati raccolti.

Dov'è finita la ziqqurat? Riportiamo di seguito le immagini della zona dove si troverebbe questa presunta ziqqurat. Dovrebbe situarsi nella regione di Valle Marineris, ma quando osserviamo le foto originali scopriamo che non c'è nessuna struttura, evidentemente i Sumeri devono essersi trasferiti.

ziqquratt scomparso

Dove sono finite le altre foto? Chi continua a sostenere la tesi della ziqqurat marziana millanta l'esistenza di foto dell'area interessata dove si vedrebbe la piramide, se non si confondono le ricostruzioni artistiche tratte dai dati di scansione con delle immagini vere e proprie, dovremmo dedurne che quelle già a disposizione – mediante sonde come la Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) – siano state prodotte in qualche studio della Nasa, magari uno di quelli utilizzati per inscenare i finti allunaggi delle missioni Apollo. Certo, è curioso che la Nasa non sia riuscita a censurare proprio le immagini studiate dagli ufologi.

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