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Perché tanti gatti hanno i “calzini” bianchi

Alla base dei “calzini bianchi” dei gatti domestici ci sono diversi fattori: le mutazioni genetiche casuali, il processo di addomesticamento iniziato circa 10mila anni fa nel Neolitico e la migrazione di alcune cellule durante lo sviluppo embrionale. Ecco perché così tanti gatti domestici li presentano.
A cura di Andrea Centini
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Moltissimi gatti domestici (Felis catus) presentano una curiosa caratteristica cromatica, la porzione terminale delle zampe tinta di bianco, come se indossassero dei calzini su misura. Questo dettaglio della pelliccia è invece praticamente assente nel gatto selvatico (Felis silvestris), uno schivo felino dalle abitudini solitarie che si tiene ben distante dalle aree antropizzate. La ragione dei “calzini bianchi” dei gatti è legata a una serie di fattori, che affondano le radici nelle mutazioni genetiche casuali (che possono dar vita a “livree” alternative) e nel lungo processo di domesticazione avviato migliaia di anni fa.

Come sottolineato a LiveScience dal professor Leslie Lyons, direttore del Laboratorio di genetica felina e medicina comparata presso il College di Medicina Veterinaria dell'Università del Missouri, tutto ha avuto inizio 10mila anni fa, quando si ritiene sia iniziato il processo di addomesticamento del gatto selvatico africano, da qualche parte non distante dall'attuale Turchia moderna (che pur trovandosi a cavallo tra Europa ed Asia è “collegata” anche all'Africa). In parole semplici, a quell'epoca i primi insediamenti di contadini neolitici (che erano passati da poco dall'attività di cacciatori a quella di allevatori/agricoltori) iniziarono a fare scorte di cibo per superare i periodi dell'anno più rigidi, e l'accumulo dei raccolti non fece altro che attirare roditori nei granai. Dove ci sono prede si manifestano anche i predatori, e così “scoppiò” la scintilla d'amore tra gli agricoltori e i gatti. I primi avevano bisogno di preservare gli alimenti conservati dall'assalto dei topi, i secondi potevano disporre di cibo senza fare troppa fatica.

Secondo il professor Lyons mutazioni genetiche casuali fecero comparire le zampine bianche ai gatti presi a cuore dagli agricoltori, che innamoratisi di questa caratteristica ne favorirono la selezione e la riproduzione. In questo modo la caratteristica cromatica divenne ricorrente nel corredo genetico dei felini domestici e oggi è molto diffusa. In quelli selvatici è invece assente quasi del tutto, perché un simile dettaglio rende il manto poco criptico e non permette di mimetizzarsi agli occhi delle prede e dei predatori, dunque quelli che lo presentano sono meno favoriti sotto il profilo della selezione naturale e della trasmissione dei propri geni alle generazioni future.

La colorazione bianca, come spiegato da Lyons a LiveScience, è legata anche alla migrazione di alcune specifiche cellule durante lo sviluppo embrionale; quando la loro distribuzione è più lenta può nascere un micio con chiazze bianche su varie estremità del corpo (come appunto zampe e muso), altrimenti nascerà un gatto con una colorazione più uniforme.

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