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Covid 19

Perché sono stati chiusi i parchi e non riapriranno presto a causa del coronavirus

Come tutti gli altri luoghi di aggregazione, anche parchi, ville e giardini pubblici sono stati chiusi dalle autorità a causa dell’emergenza coronavirus, con l’obiettivo di evitare assembramenti e dunque spezzare la catena dei contagi. Poiché si avvicina la Fase 2 dell’emergenza, che potrebbe essere avviata all’inizio di maggio, abbiamo chiesto al virologo Fabrizio Pregliasco un parere sulla possibile riapertura delle aree verdi.
Intervista al Dott. Fabrizio Pregliasco
Virologo presso il Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano
A cura di Andrea Centini
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Dallo scorso 21 marzo è stato vietato in tutta Italia l'accesso a ville, parchi, giardini pubblici e aree affini, a seguito di un'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza pensata per rafforzare le restrizioni introdotte nel DPCM “Io Resto a Casa”, firmato l'11 marzo dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La misura, che era già stata introdotta a livello locale nelle grandi città, si è resa necessaria su scala nazionale a causa del grande numero di persone che continuava ad affollarsi in questi luoghi, col concreto rischio che la catena dei contagi da coronavirus potesse perpetuarsi. Con l'arrivo della bella stagione, del resto, tale rischio sarebbe aumentato ulteriormente, dunque per tutelare la salute di tutti e contrastare il dilagare della COVID-19 (l'infezione scatenata dal SARS-CoV-2) le autorità hanno deciso di chiudere anche le amate aree verdi.

Fortunatamente, le rigide restrizioni alle libertà personali introdotte il mese scorso stanno avendo un impatto positivo sulla curva dei contagi (così come sui numeri assoluti di ricoverati e deceduti), pertanto si inizia a discutere concretamente dell'avvio della cosiddetta Fase 2, ovvero la convivenza col coronavirus. Attualmente le misure restrittive del DPCM del 10 aprile 2020 sono state prorogate fino al 3 maggio 2020, dunque la nuova fase dell'emergenza dovrebbe partire il 4 maggio, qualora il trend positivo venisse confermato dai dati. Si è discusso ampiamente (e doverosamente) delle riaperture graduali di attività, esercizi commerciali, scuole, università, così come del ritorno agli allenamenti delle squadre di calcio, mentre la riapertura di luoghi come parchi e ville è rimasta un po' sullo sfondo. La fase 2, del resto, sarà tutto fuorché un “liberi tutti”, e moltissimi luoghi di ritrovo resteranno ancora chiusi o potrebbero diventare fruibili solo con limitazione agli accessi. Fasce d'età, giorni alterni, orari, numero chiuso e ordine alfabetico sono tutte soluzioni che potrebbero essere prese in esame per garantire la riapertura delle aree verdi, con l'obiettivo principale di evitare assembramenti.

Come specificato dal ministro Roberto Speranza a Di Martedì, sulla possibile entrata nella Fase 2 “molto dipenderà dalle cose che metteremo in campo e dal comportamento dei cittadini”. “Mi auguro che il Paese arrivi pronto alla scadenza del 4 di maggio – ha aggiunto il ministro -, e che da quel momento in poi possa iniziare una fase graduale, ma non sarà in un istante tornare alla vita di prima. Bisognerà iniziare una fase diversa che porti il paese fuori da questa stagione”. Per comprendere se la riapertura di parchi e ville possa essere contemplata in questa potenziale Fase 2 abbiamo chiesto un parere al professor Fabrizio Pregliasco, virologo presso il Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano, Vice Presidente Nazionale dell’A.N.P.A.S. (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) e Direttore Sanitario della Casa di Cura Ambrosiana SRL di Cesano Boscone. Ecco cosa ci ha detto.

Professor Pregliasco, pensa che parchi e ville possano essere riaperti con il possibile inizio della Fase 2 all'inizio di maggio?

Sembra un po' un rischio. È chiaro che si lascia poi spazio a possibili assembramenti. Non andrebbero riaperti.

Quindi all'avvio della nuova fase non andrebbero riaperti nemmeno quei luoghi in cui si corre un rischio identico, come spiagge, ristoranti, cinema etc etc.

Esatto. Tutto più avanti.

E cosa ne pensa di eventuali accessi limitati?

Sì, bisogna verificare se ci sono soluzioni. Solo così, insomma.

Tornare alla quotidianità, alle nostre abitudini antecedenti alla pandemia sarà dunque un percorso lungo e complesso, durante il quale probabilmente dovremo convivere con l'obbligo di indossare guanti e mascherine in pubblico, continuando a mantenere un rigido distanziamento sociale. Non si esclude anche l'utilizzo (su base volontaria) di applicazioni per il cellulare che monitorino eventuali contatti con soggetti positivi. Tutto questo andrà avanti fino alla disponibilità di un vaccino sicuro ed efficace, che dovrebbe essere pronto entro 12-18 mesi (anche se una preparazione italo-inglese potrebbe essere somministrata già a settembre a operatori e forze dell'ordine, nel caso dovesse superare i test sperimentali).

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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