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Perché sei un ‘maschiaccio’

Psicologi americani hanno dimostrato che l’esposizione prenatale agli ormoni sessuali maschili può influenzare gli interessi delle ragazze, rendendole più inclini alle attività ‘maschili’, ma non ha un impatto sulla loro identità di genere.
A cura di Andrea Centini
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L'esposizione prenatale agli ormoni sessuali maschili (gli androgeni) non influenza l'identità di genere o la compagnia di gioco delle giovani ragazze, tuttavia le rende più inclini ad apprezzare attività generalmente preferite dai maschi. Lo ha dimostrato un team di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell'Università Statale della Pennsylvania e dell'Università del Michigan, che ha voluto indagare sui processi legati alla cosiddetta “segregazione sessuale”, tipica dei più piccoli. Com'è noto, infatti, i bambini tendono a interagire e a socializzare con altri bambini dello stesso sesso – da qui il termine segregazione -, un comportamento che influenzerebbe identità di genere, compatibilità comportamentale e altre caratteristiche personali.

Partendo da questa premessa, gli studiosi coordinati dalla professoressa Sheri A. Berenbaum, docente di psicologia presso la “Penn State”, hanno voluto scoprire in che modo gli ormoni sessuali maschili possono influenzare i comportamenti femminili ed eventualmente l'identità di genere. Per determinarlo, Berenbaum e colleghi hanno coinvolto nello studio 68 ragazze – tutte tra i 10 e i 13 anni – colpite da una specifica patologia, la iperplasia surrenale congenita (CAH), una malattia autosomica recessiva che colpisce le ghiandole surrenali. Esiste in due forme: quella classica, che espone a livelli elevati di androgeni in fase prenatale, e quella non classica che non prevede questo effetto.

I ricercatori hanno sottoposto alle ragazze questionari con domande relative all'identità di genere, al loro atteggiamento sui cosiddetti ruoli di genere e simili, inoltre le hanno contattate telefonicamente per sette sere nel giro di un mese, per sapere che tipo di attività avevano svolto in quel giorno e con chi. Dopo aver raccolto tutti i dati, dall'analisi statistica è emerso un quadro chiaro: le ragazze esposte a livelli elevati di ormoni androgeni in fase prenatale, cioè quelle colpite da CAH classica, non trascorrevano più tempo con i ragazzi delle altre, inoltre non manifestavano influenze nell'identità di genere nella maggior parte dei casi. L'unico effetto significativo era la maggiore predisposizione per attività che generalmente interessano più ai maschi, come giochi di costruzioni, vedere sport alla TV o praticarlo.

“I risultati di questo studio – ha sottolineato la coautrice Susan McHale – suggeriscono che lo sviluppo di genere è più complesso di una semplice questione di socializzazione, e sono coerenti con l'idea che biologia e cultura interagiscono per spiegarlo”. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Archives of Sexual Behavior.

[Credit: Sweetlouise]

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