Perché riscaldare casa con un condizionatore a pompa di calore può essere un problema
Quando si pensa a un impianto di riscaldamento per la casa la prima cosa che viene in mente è la classica caldaia associata ai termosifoni o caloriferi, che già da un mese possono essere accesi in diverse regioni d'Italia (in caso di riscaldamenti centralizzati). Questo sistema ampiamente diffuso non è tuttavia l'unico possibile; esistono infatti anche i condizionatori a pompa di calore, macchinari in grado di spostare – o meglio, pompare – il calore da un luogo all'altro attraverso un compressore e sfruttando un refrigerante liquido o gassoso. In parole semplici, la pompa estrae il calore da una fonte esterna (aria, acqua, terreno) e lo trasferisce all'interno. I condizionatori a pompa di calore possono dunque refrigerare la casa in estate e riscaldarla in autunno e inverno. Sono sistemi particolarmente efficienti dal punto di vista energetico, dato che come indicato da Altroconsumo ciascun kWh assorbito dalla rete elettrica viene trasformato in 4 kWh termici, fino a 6 kWh per i sistemi migliori. In parole semplici, le pompe di calore offrono un grande rendimento energetico. Sono dunque la panacea di tutti i mali, anche alla luce dei costi esorbitanti raggiunti dal gas naturale? Non proprio. Vediamo perché.
Innanzitutto, come spiegato da Altroconsumo stesso, l'efficacia sopra riportata è relativa a una temperatura esterna di circa 12° C. Quando la temperatura esterna si abbassa, infatti, le performance di questi sistemi va via via riducendosi, abbattendosi attorno ai 2° – 5° C. Quando si arriva sotto allo zero, semplicemente, molti condizionatori di questo genere non funzionano più. Ciò significa che tali sistemi sono consigliabili principalmente a coloro che vivono in aree dove le temperature invernali non diventano troppo rigide, risultando vantaggiosi anche dove vi è un'elevata concentrazione di pioggia e umidità (ma non troppa). Va anche tenuto presente che i consumi per il funzionamento non sono eccessivi e, di certo, sono migliori di quelli di certe stufette elettriche e radiatori che divorano migliaia di watt. Grazie alle nuove tecnologie questi sistemi possono consumare poche centinaia di watt (entro i 500) a regime, ma se collegati a un impianto fotovoltaico possono persino essere a costo zero.
Tra gli altri vantaggi delle pompe di calore, come evidenziato da renewableenergyhub, vi è il fatto che sono sistemi decisamente più sicuri di quelli basati sulla combustione; sono più economici da gestire rispetto alle caldaie a petrolio e gas (che fra l'altro richiedono una costosa, costante e obbligatoria manutenzione, mentre nei condizionatori è invece fondamentale la sola pulizia del filtro); hanno un minor impatto sui cambiamenti climatici per via delle ridotte emissioni di carbonio; hanno una durata che arriva anche a 50 anni; e i costi possono essere ridotti grazie agli incentivi statali. Inoltre, come indicato, possono riscaldare d'inverno e refrigerare in estate, infine aumentano la classe energetica dell’edificio e di conseguenza il suo valore. Ma come dicevamo, non sono sempre la soluzione ideale, anche per chi vive in zone piovose e con inverni non troppo rigidi, dove offrono la massima efficienza. Gli svantaggi, infatti, non sono assolutamente da sottovalutare.
Come specificato da renewableenergyhub, i sistemi a pompa di calore hanno innanzitutto un costo di installazione/avvio particolarmente elevato, che non tutti possono permettersi, al netto delle agevolazioni e delle detrazioni fiscali. Risultano anche piuttosto difficili da installare, non solo perché l'unità centrale deve essere montata all'esterno (con il condizionatore all'interno) e dunque sussistono potenziali difficoltà logistiche, soprattutto per le abitazioni più vecchie, ma anche perché possono essere necessarie ricerche ambientali/geologiche per determinare se la pompa di calore soddisfa i requisiti di riscaldamento/raffreddamento richiesti. I lavori di installazione possono inoltre essere molto invasivi. Renewableenergyhub sottolinea che alcuni dei fluidi utilizzati per il trasferimento del calore sono “di dubbia sostenibilità” e dunque sollevano qualche preoccupazione ambientale. Il consiglio è dunque quello di utilizzare fluidi biodegradabili. Come indicato, si tratta di sistemi che sfruttano la corrente elettrica per funzionare dunque non saranno mai “carbon neutral”, a patto che non li si colleghi a un efficiente sistema fotovoltaico. Da non dimenticare anche il fatto che i condizionatori a pompa di calore scaldano l'acqua per la casa a una temperatura inferiore rispetto alla caldaia, inoltre la pompa è molto rumorosa. Infine, anche se una stanza viene scaldata più velocemente rispetto a un sistema con termosifoni, l'efficienza è migliore per ambienti più piccoli, a meno che non si decida di installare più condizionatori, col conseguente rischio di pagare parecchio in bolletta.