Perché la variante Delta colpisce di più i bambini: la spiegazione del virologo Pregliasco
Secondo un recente rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), dall'inizio della pandemia di COVID-19 in Italia sono stati registrati oltre 800mila contagi da coronavirus SARS-CoV-2 tra bambini e adolescenti. La stragrande maggioranza dei piccoli ha avuto una forma lieve dell'infezione, tuttavia non sono mancati casi con complicazioni severe e anche fatali: i ricoveri sono stati infatti più di 8mila e i decessi 34 nella fascia di età 0 – 19 anni. La significativa circolazione della variante Delta (B.1.617.2, ex seconda indiana), divenuta dominante nei mesi scorsi dopo aver soppiantato la variante Alpha/ex inglese e ora principale catalizzatrice della quarta ondata, rischia di peggiorare il quadro epidemiologico proprio tra giovani e giovanissimi. Non solo perché attualmente non vi sono vaccini approvati per i bambini di età inferiore ai 12 anni – il via libera da parte dell'EMA e dell'AIFA dovrebbe arrivare nel giro di poche settimane -, ma anche perché la variante Delta coinvolge di più i bambini, come rilevato dagli studi epidemiologici e come sottolineato ad Agorà dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale di Milano e Direttore Sanitario dell'IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi del capoluogo lombardo.
A evidenziarlo vi sono anche i dati dei contagi relativi alle ultime settimane nel nostro Paese, con un incremento significativo delle infezioni tra bambini e adolescenti. Basti pensare che secondo l'ultimo rapporto della Società italiana di Pediatria (SIP) e dell'Associazione ospedali pediatrici italiani (AOPI), “da un confronto con i dati pubblicati dall’ISS il 25 agosto, emerge che in poco più di due mesi, per la sola fascia di età 6-10 anni, c’è stato un incremento pari a 24.398 casi”. “Oltre all’aumento dell’incidenza dei casi in tutte le fasce di età, si rileva, in particolare un’incidenza più elevata nella popolazione di età sotto i 12 anni, attualmente non eligibile per la vaccinazione”, si aggiunge nel rapporto. Ma perché la variante Delta è così efficace nel contagiare i piccoli? Come spiegato dal professor Pregliasco a Fanpage, la ragione risiede nel fatto che “i bambini hanno meno recettori ACE2, e la variante Delta è diventata più efficace nel riuscire ad attaccarsi a questi recettori”. Com'è noto sin dall'inizio della pandemia, il recettore ACE2 è il punto in cui si aggancia la proteina S o Spike del patogeno pandemico, una sorta di “grimaldello biologico” che il coronavirus sfrutta per attaccarsi alle cellule umane, rompere la parete cellulare e riversare all'interno l'RNA virale, meccanismo che sfocia nella replicazione e nella malattia.
La variante Delta è stata identificata per la prima volta in India alla fine del 2020, mentre da maggio è diventata dominante nel Regno Unito. Più recentemente ha conquistato tale posizione anche nella Penisola Iberica, in Italia e in molti altri Paesi, guidando la catena dei contagi dell'attuale quarta ondata. Si tratta dunque di una variante relativamente recente, e alla luce della maggior efficacia con i recettori ACE2 ciò può spiegare come mai adesso i bimbi sono più esposti al contagio che in passato. “Questo giustifica anche il fatto che nelle fasi iniziali della pandemia i bimbi non erano i primi della lista”, ha dichiarato a Fanpage il professor Pregliasco. Un problema significativo risiede anche nel fatto che i minori di 12 anni (al momento) non possono ancora essere vaccinati, diventando di fatto dei serbatoi per il coronavirus SARS-CoV-2 e rappresentando un pericolo sia per se stessi che per le altre fasce di età. Per questa ragione il professor Pregliasco si augura che vengano approvati quanto prima i vaccini anti Covid anche per i bambini. Il virologo sottolinea che quella che stiamo vivendo adesso “potrebbe essere l'ultima battaglia importante contro il virus”, salvo che non arrivi una nuova variante peggiore. Al momento, fortunatamente, la famigerata Delta plus “non sembra essere particolarmente diffusiva”. Lo scienziato aggiunge che la malattia diventerà endemica, che “non sparirà con questo inverno” e che probabilmente “bisognerà vaccinare con lo stesso schema della vaccinazione antinfluenzale”. Quindi una volta l'anno, coinvolgendo i soggetti fragili, quelli più esposti – come gli operatori sanitari – e tutti quelli che vorranno proteggersi.