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Perché la luce ci tiene svegli e al buio sentiamo sonno? Il segreto è in una proteina

Attraverso lo studio di pesci geneticamente modificati ricercatori americani hanno scoperto che il ciclo sonno-veglia è regolato da una proteina chiamata Prok 2, un vero e proprio ‘interruttore’ che spinge ad alzarci con la luce e ad andare a riposare col buio.
A cura di Andrea Centini
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Un team di ricerca del California Institute of Technology (Caltech) di Pasadena ha scoperto che gli effetti della luce e del buio sul nostro ciclo di sonno-veglia sono regolati da una proteina chiamata prokineticin 2 (Prok2), la cui attività è indipendente dai cosiddetti ‘ritmi circadiani'. In parole semplici, gli studiosi coordinati dai professori Jason Rihel e David A. Prober hanno scoperto l'interruttore che spinge il cervello a farci sentire sonno quando cala il buio e che tende a svegliarci con l'arrivo della luce.

Per giungere a questa conclusione gli scienziati hanno analizzato il comportamento di alcuni pesci modificati geneticamente, gli zebrafish (Danio rerio), noti per avere un ciclo sonno-veglia del tutto analogo a quello dell'essere umano. Questi piccoli ciprinidi originari dell'Asia, molto apprezzati dagli appassionati di acquariofilia, sono stati ingegnerizzati per esprimere determinati livelli della suddetta proteina Prok2, e dalle analisi è emerso che quelli che avevano i livelli più elevati mostravano un ciclo sonno-veglia completamente alterato. In pratica, dormivano di giorno e restavano svegli di notte, suggerendo che la proteina può inibire gli effetti che il buio e la luce hanno naturalmente sul comportamento.

Un altro dettaglio individuato dal team di Rihel e Prober risiede nel fatto che i pesci con i livelli più elevati di Prok2 presentavano anche un aumento di quelli di galanina, un neurotrasmettitore coinvolto nei processi di riproduzione, apprendimento, alimentazione e sonno. Se tali dati verranno confermati anche nell'essere umano, i ricercatori potrebbero mettere a punto nuovi farmaci in grado di aiutare le persone che hanno disturbi del sonno, come l'insonnia. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Neuron.

[Foto di claudioscott]

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