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Covid 19

Perché il coronavirus è meno aggressivo e letale nelle donne

Gli uomini colpiti dal coronavirus SARS-CoV-2 sperimentano polmoniti spesso più aggressive e letali delle donne, una differenza già evidenziata con i virus della SARS, della MERS e di altre infezioni respiratorie. La maggiore resistenza delle donne potrebbe essere legata agli estrogeni, alla presenza del doppio cromosoma X e allo stile di vita, ma al momento sono solo ipotesi. Ecco cosa dicono gli scienziati.
A cura di Andrea Centini
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Col diffondersi della COVID-19 anche in Italia risulta sempre più evidente una caratteristica già emersa negli studi epidemiologici condotti in Cina: il coronavirus SARS-CoV-2 determina polmoniti più gravi negli uomini, per i quali il tasso di mortalità risulta quasi raddoppiato rispetto alle donne. A sottolineare il dato in un'intervista a Repubblica il dottor Guido Bertolini, a capo del Laboratorio di epidemiologia presso l'Istituto Mario Negri di Bergamo, nosocomio in prima linea nel contrasto all'emergenza che ha determinato il parziale “lockdown” del Bel Paese. “Ormai possiamo dirlo – ha sottolineato lo specialista -, questo virus contagia più i maschi delle femmine”.

I dati citati da Bertolini sono in parte gli stessi evidenziati dal più grande studio epidemiologico sul coronavirus condotto in Cina, per il quale sono state coinvolte oltre 70mila persone, 44mila delle quali con diagnosi di COVID-19. La ricerca, coordinata da scienziati del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CCDC) e pubblicata sulla rivista scientifica Chinese Journal of Epidemiology, ha determinato che il tasso di mortalità dei contagiati da coronavirus risulta essere del 2,8 percento per gli uomini contro l'1,7 percento delle donne. In Italia c'è la stessa tendenza. “Non abbiamo dati della qualità che vorremmo, ma le statistiche dopo tre settimane cominciano a essere chiare. Su dieci contagiati in modo grave, 7 sono maschi e 3 sono femmine. Negli anziani arriviamo al rapporto di 8 a 2”, ha sottolineato Bertolini a Repubblica, aggiungendo che sul totale dei decessi, il 70 percento sono uomini e il 30 percento sono donne, una proporzione che si mantiene anche per la terapia intensiva.

Ma perché il coronavirus provoca un'infezione più aggressiva negli uomini? Come specificato da Bertolini, al momento si possono fare solo delle ipotesi, tuttavia potrebbe entrare in gioco l'assetto ormonale, la differenza più significativa tra maschi e femmine. È noto che gli estrogeni (ormoni femminili) possono offrire una certa difesa immunitaria, tuttavia questo dettaglio contrasta col fatto che all'aumentare dell'età la forbice degli uomini colpiti (e uccisi) dalla COVID-19 aumenta ulteriormente rispetto alle donne, eppure quando sopraggiunge la menopausa hanno una minore produzione di estrogeni. Proprio per questo motivo il dottor Bertolini ha sottolineato che c'è ancora molto da capire.

Ciò che è certo è che quando si tratta di risposta immunitaria le donne hanno una difesa migliore e più pronta rispetto agli uomini, una caratteristica che potrebbe essere legata anche alla presenza dei due cromosomi X, nei quali sono presenti geni immuno-correlati (gli uomini hanno un corredo XY e dunque possono contare su una sola “squadra”). “C'è qualcosa nel sistema immunitario nelle donne che è più efficace”, ha dichiarato al New York Times la dottoressa Janine Clayton, direttrice dell'Ufficio di ricerca sulla salute delle donne presso il National Institutes of Health (NIH). Il miglior adattamento immunitario, che si evidenzia anche dopo le vaccinazioni e nella “memoria” immunitaria, potrebbe essere legato alla necessità di proteggere i figli durante l'allattamento, che garantisce un flusso costante di anticorpi in grado di permearne il sistema immunitario in sviluppo. Ma studi sono ancora in corso e anche in questo caso si tratta solo di ipotesi.

Osservando l'impatto della COVID-19 su uomini e donne, la dottoressa Sabra Klein della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health ha dichiarato al NYT che si tratta “un modello che abbiamo visto con molte infezioni virali del tratto respiratorio: gli uomini possono avere esiti peggiori”. Ciò è stato documentato anche con la SARS e con la MERS. La scienziata, specializzata nello studio delle differenze tra la risposta immunitaria maschile e femminile durante le infezioni virali e la risposta alle vaccinazioni, ha affermato che questo comportamento è stato osservato anche con altri virus. “Le donne le combattono meglio”, ha aggiunto la specialista. A questa maggiore protezione immunitaria fa da contraltare la maggiore suscettibilità alle patologie autoimmuni come il lupus, che nell'80 percento dei casi coinvolgono proprio le donne.

La netta differenza tra uomini e donne nella risposta al coronavirus potrebbe in parte essere legata anche allo stile di vita. È noto che in Cina fuma oltre il 50 percento degli uomini, mentre le donne sono soltanto il 3 percento, e come indicato dall'Istituto Superiore di Sanità, i fumatori hanno più del doppio delle probabilità di avere bisogno della terapia intensiva o della respirazione artificiale. Va inoltre ricordato che tra le principali complicanze associate alla mortalità della COVID-19 ci sono il diabete e l'ipertensione, che (almeno) nel Paese asiatico hanno un'incidenza sensibilmente maggiore proprio negli uomini.

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