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Covid 19

Perché il coprifuoco è efficace nel ridurre i casi di Covid

Ridurre la mobilità notturna e i contatti sociali grazie al coprifuoco ha indubbi benefici sulla trasmissione del coronavirus SARS-CoV-2, che viene così ostacolata meccanicamente. Ma l’orario di avvio e le altre misure anti contagio sono parametri fondamentali affinché sia efficace. Ecco cosa dice la scienza.
A cura di Andrea Centini
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Tra le misure anti contagio più severe introdotte in Italia e in altri Paesi vi è anche il coprifuoco, un vero e proprio lockdown notturno che permette di uscire di casa soltanto per motivi di necessità, urgenza e lavoro, da dimostrare con l'immancabile autocertificazione. Nel nostro Paese è attivo da circa 6 mesi e viene applicato tra le 22:00 e le 05:00 del mattino del giorno successivo, mentre altrove, come in Francia, è anche più duro; in base alla curva epidemiologica, infatti, il coprifuoco può essere fatto partire alle 18:00, alle 19:00 o alle 20:00 e fino alle 06:00. In Canada generalmente viene applicato dalle 20:00 alle 05:00. Com'è ampiamente noto, la misura è al centro di un aspro dibattito all'interno della maggioranza del Governo, tra chi preme per uno slittamento alle 23:00 (in particolar modo la Lega) e chi preferisce per il momento mantenere lo status quo in attesa di dati migliori, la linea abbracciata dal premier Mario Draghi nell'ultimo decreto dedicato all'emergenza coronavirus. L'obiettivo, naturalmente, non è quello di mantenerlo in vigore fino alla fine dello stato di emergenza (slittato al 31 luglio), ma di “restringerlo” – e magari eliminarlo – nelle prossime settimane sulla base dei dati. Ma il coprifuoco è davvero una misura così efficace per ridurre il rischio di contagio? Vediamo cosa dicono gli esperti.

Il coprifuoco, innanzitutto, esattamente come il lockdown ha l'obiettivo di mantenere le persone a distanza. Come tutti sappiamo il coronavirus SARS-CoV-2 si trasmette attraverso le goccioline respiratorie grandi (droplet) e piccole (aerosol) che espelliamo quando tossiamo, starnutiamo, parliamo o semplicemente respiriamo, pertanto tagliare di netto i contatti sociali non può che avere un effetto meccanico vantaggioso sull'indice Rt, il numero medio di persone che ciascun positivo può infettare. La notte, si sa, è “giovane”, ed evitare alla fonte gli immancabili assembramenti che si verificano all'intero e all'esterno dei locali ha indubbi benefici in termini di appiattimento della curva. Gli esperti tengono anche in considerazione il fatto che la sera, magari dopo una giornata di lavoro, molte persone sono abituate ad alzare un po' troppo il gomito e perdono di lucidità, una condizione che può ridurre l'adesione alle misure anti contagio di base, come l'uso delle mascherine, mantenere la distanza di almeno un metro dagli altri e lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o un gel idroalcolico. Insomma, dal punto di vista squisitamente intuitivo il coprifuoco è utile al contrasto di una pandemia come quella di COVID-19. Ma lo confermano anche alcune ricerche.

Secondo lo studio “Understanding the effectiveness of government interventions in Europe’s second wave of COVID-19” guidato da scienziati dell'Università di Oxford, ad esempio, il coprifuoco notturno può far abbassare l'indice Rt del 13 percento. Non si tratta di un vero e proprio crollo, ma è comunque una riduzione che può avere il suo peso in un contesto in cui le strutture sanitarie sono fortemente sotto pressione. La ricerca “Impact of a nighttime curfew on overnight mobility” del Dipartimento di Salute Pubblica dell'Ontario ha dimostrato che in Quebec, dove era attivo il coprifuoco, la mobilità notturna era stata abbattuta del 31 percento rispetto a quella dell'Ontario, dove invece non era stato introdotto. E meno mobilità vuol dire meno contatti sociali e contagi. “Il Quebec ha avuto un numero di casi stabile o in diminuzione nella maggior parte degli ultimi mesi, anche quando altre province canadesi stavano peggiorando”, ha dichiarato a DW il professor Jay Kaufman, epidemiologo presso l'Università McGill di Montreal. Lo scienziato naturalmente non associa al solo coprifuoco la migliore condizione epidemiologica del Quebec, ma certamente ne riconosce l'effetto positivo. Del resto, spiega lo scienziato, i casi hanno mostrato un incremento quando il coprifuoco è stato posticipato dalle 20:00 alle 21:30, anche se i fattori coinvolti sono moltissimi e non è corretto trarre facili conclusioni senza il supporto dell'evidenza scientifica.

Che l'orario dell'inizio del coprifuoco possa giocare un ruolo significativo lo dimostra la ricerca “Side effect of a 6 p.m curfew for preventing the spread of SARS-CoV-2: A modeling study from Toulouse, France” condotta da scienziati del Centre de Physiopathologie de Toulouse Purpan (CPTP) e dell'Università di Tolosa. Come indicato, in Francia il coprifuoco può essere fatto partire dalle 18:00 alle 20:00 in base alle diverse situazioni. I ricercatori guidati dalla professoressa Chloé Dimeglio hanno dimostrato che, sebbene il coprifuoco delle 20:00 abbia ridotto la diffusione del virus nella città di Tolosa, quello delle 18:00 l'ha fatta aumentare. Com'è possibile? Secondo gli scienziati una ragione potrebbe essere la seguente: essendo costrette a rientrare a casa così presto, molte persone si sarebbero ammassate nei supermercati e negli altri locali nel tardo pomeriggio, favorendo così la trasmissione del patogeno. Il coprifuoco, quindi, potrebbe anche spingere le persone a incontrarsi e assembrarsi in altri orari della giornata. Il rischio è da non sottovalutare, alla luce delle riaperture che dal 26 aprile faranno riconquistare la libertà a milioni di italiani.

La quantificazione dell'impatto del coprifuoco sulla pandemia è molto complessa da calcolare e, come specificato al New York Times dal professor Ira Longini, esperto di biostatistica ed epidemiologia dell'Università della Florida, le prove scientifiche a suo sostegno non sono “evidenti”. Lo scienziato lo ritiene comunque una misura valida, ma sempre da stabilire in associazione ad altre misure anti contagio. Il coprifuoco può essere anche un'arma a doppio taglio, come mostrato dallo studio “Transmission heterogeneities, kinetics, and controllability of SARS-CoV-2” dei National Institutes of Health (NIH) e dell'Università Fudan di Shanghai. Nella ricerca pubblicata su Science è stato dimostrato che il coprifuoco e altre restrizioni hanno ridotto i contagi nella provincia dello Hunan, in Cina, ma costringendo le persone a casa era stato associato anche a un'impennata di casi all'interno dei nuclei famigliari. Un'altra ricerca ha invece dimostrato che il coprifuoco è efficace, ma potrebbe non essere sufficiente contro l'avanzata delle varianti. Quando e come modificare – o eliminare del tutto – il coprifuoco resta dunque un intervento particolarmente delicato. Al momento il governo italiano ha preso la decisione di lasciarlo invariato, in attesa di verificare l'impatto delle riaperture sulla curva epidemiologica. Far chiudere i locali alle 22 ha comunque un inevitabile impatto negativo sugli affari ed è fondamentale che tutti i gestori vengano adeguatamente supportati dal punto di vista economico.

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