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Perché i tatuaggi durano tutta la vita ma la pelle no

Un team di ricerca francese ha scoperto che i macrofagi non trattengono il pigmento dei tatuaggi per tutta la vita, ma lo ‘tramandano’ di generazione in generazione.
A cura di Andrea Centini
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Il pigmento dei tatuaggi non viene trattenuto dagli stessi macrofagi per tutta la vita, ma si ‘tramanda' da una generazione all'altra di queste cellule spazzine, che lo cedono come fosse una sorta di eredità. Il nuovo meccanismo alla base della longevità dei tatuaggi è stato scoperto da un team di ricerca francese del Centro di immunologia di Marsiglia-Luminy dell'Università Aix Marsiglia, grazie al quale si potranno migliorare anche le tecniche di rimozione.

Un tempo si credeva che alla base dei tatuaggi perenni ci fosse la ‘cattura' del pigmento solido ad opera dei fibroblasti, le cellule alla base del tessuto connettivo, tuttavia in tempi recenti si è scoperto che i pigmenti vengono catturati dai macrofagi. Queste cellule del sistema immunitario appartengono ai cosiddetti fagociti, che hanno la capacità di inglobare le particelle estranee – agenti patogeni compresi – e di distruggerle, rimuovendole dall'organismo. Nel caso del pigmento dei tatuaggi, sino ad oggi si credeva che i macrofagi inglobassero questo pigmento e lo trattenessero per tutta la vita, ma ora sappiamo che non è così. Alla loro morte naturale, infatti, liberano il pigmento che viene prontamente catturato dalla generazione successiva di cellule, che muoiono esattamente come quelle della pelle e di altri tessuti.

Per scoprirlo gli studiosi francesi coordinati dai professori Sandrine Henri e Bernard Malissen hanno condotto alcuni esperimenti con i topi. Nel primo di essi hanno usato topi geneticamente modificati e tatuati sulla coda dai quali potevano essere eliminati i macrofagi in un colpo solo, quelli del derma e di altri tessuti. Analizzando gli effetti al microscopio, è emerso che il pigmento liberato dai macrofagi uccisi continuava a stazionare nel derma, fino a quando la nuova generazione di cellule (derivata dai cosiddetti monociti) non lo raccoglieva. In un altro esperimento gli scienziati hanno trapiantato la pelle tatuata di un topo su un altro topo, e hanno scoperto che dopo 6 settimane la maggior parte dei macrofagi con pigmento derivavano dal topo che aveva ricevuto il trapianto e non dal donatore. In pratica, i macrofagi di quest'ultimo sarebbero morti naturalmente e successivamente sostituiti da quelli del topo ricevente.

Sapere che i macrofagi si comportano in questo modo può favorire le tecniche di eliminazione dei tatuaggi, ad esempio quella attraverso il laser. Basterebbe infatti inattivare per un certo periodo i macrofagi della porzione di pelle interessata, per eliminare del tutto i problemi di ‘resistenza' alla rimozione che talvolta emergono. In questo modo, infatti, è più facile disgregare i pigmenti e spazzarli verso il circolo linfatico, prima che intervenga una nuova generazione di macrofagi a raccoglierli. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Journal of Experimental Medicine.

[Credit: StockSnap]

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