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Perché gli insetti sono attratti dalla luce?

Perdono l’orientamento a causa delle luci artificiali? Oppure è possibile dare qualche altra spiegazione di questo fenomeno?
A cura di Nadia Vitali
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Capita, purtroppo non di rado durante i mesi estivi, che sciami di insetti giungano a funestare la vostra cena all'aria aperta o la vostra serata in giardino perché attratti dalla luce, in preda ad un incomprensibile istinto che per molti di loro diventa letale nel momento in cui si avvicinano troppo alla sorgente luminosa. Ma per quale ragione alcuni insetti, come le formiche alate o i moscerini, presentano questo bizzarro comportamento che frequentemente causa la loro morte? Più di un'ipotesi è stata avanzata per spiegare il fenomeno ma, sostanzialmente, il confronto sull'argomento è ancora piuttosto aperto dal momento che nessuna è stata mai verificata né dimostrata con prove definitive.

Insetti suicidi

Gli scienziati indicano con il termine fototassi il movimento di attrazione o repulsione rispetto alla fonte luminosa: per alcune creature, come ad esempio molti scarafaggi, è automatico fuggire dalla fonte di luce e cercare anfratti remoti e bui; per altre, invece, la luce funziona quasi come una direzione obbligata alla quale gli insetti sembrano non essere in grado di sottrarsi.

Secondo la teoria più popolare, la fototassi positiva (ossia, movimento di attrazione) degli insetti notturni verso fonti di illuminazione non naturali sarebbe il risultato dell'interferenza tra i dispositivi artificiali che emettono luce e il sistema di navigazione interno delle creature. Per milioni di anni le cose hanno funzionato più o meno così: la Luna e le Stelle, con il loro fioco ma visibile bagliore, indirizzavano gli animali notturni, tra cui gli insetti, che si muovevano seguendo un preciso angolo di inclinazione rispetto agli astri che facevano loro da riferimento. Poiché gli oggetti celesti sono ben lontani dall'esserino volante, l'angolo resta immutato durante tutto il suo tragitto aereo. Con delle fonti di illuminazione più piccole e vicine, e molto più intense a causa della loro distanza notevolmente inferiore, la situazione muta radicalmente: l'insetto può superare in volo la lampadina che aveva sfruttato come segnale e finisce così per ritrovarsi esposto alla luce artificiale prima da un lato del suo corpo, poi dall'altro. Ne deriva una grande confusione nei sensori interni per l'orientamento: l'insetto inizia così a roteare su se stesso nel tentativo di ritrovare l'equilibrio smarrito. Nel compiere questi vorticosi movimenti finisce spesso per avvicinarsi eccessivamente alla fonte luminosa, finendo stecchito.

Tale spiegazione, benché apparentemente sia la più logica e probabile, presenta comunque qualche punto non chiaro; anzitutto il fatto che, non essendo gli insetti degli animali migratori, risulta quanto meno strano pensare che abbiano un sistema di navigazione così complesso. Inoltre poiché sono ormai migliaia di anni, fin dall'età della pietra, che l'uomo si serve del fuoco per riscaldarsi o anche per tenere lontani animali ben più pericolosi delle falene, come mai la selezione naturale non ha provveduto a fare in modo da eliminare il comportamento suicida degli insetti?

Ipotesi alternative

Perplessità del genere hanno quindi lasciato aperto ad altre possibili teorie: secondo una tra queste, la quale spiegherebbe quel movimento talvolta ostinatamente diretto e mortale del moscerino verso la luce, il chiarore confonderebbe l'insetto facendogli credere di avere dinanzi a sé una strada ben sgombra e priva di ostacoli, portandolo così diritto al capolinea. Senz'altro, però, la spiegazione più simpatica (non per l'insetto, però) era quella proposta da un entomologo negli anni '70 che sosteneva che solo gli esemplari maschi fossero attratti fatalmente dalla luce artificiale poiché li traeva in inganno facendo credere loro di trovarsi dinanzi a femmine della stessa specie: allettati dalla proposta, i malcapitati facevano una fine molto meno divertente di quella a cui credevano di andare incontro. Bizzarro? In realtà le onde luminose provenienti dallo spettro infrarosso della fiammella di una candela sembrerebbero avere frequenza simile a quella della luce emessa dai feromoni degli esemplari femmina di falena: anche se, in questo caso, il dubbio nasce dal fatto che agli insetti "piace" molto più la radiazione ultravioletta, anziché quella infrarossa.

Insomma, evidentemente dare una risposta univoca non è cosa da poco, in mancanza di prove definitive: l'unica cosa sicura è che l'inquinamento luminoso deve aver reso assai più difficile la vita di questi piccoli esserini, anche se per ragioni che ci sfuggono nella loro completezza.

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