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Perché 3000 anni fa il nostro cervello è diventato più piccolo (e potrebbe ridursi ancora)

Analizzando le dimensioni di un migliaio di crani del genere Homo, tra fossili antichi e reperti moderni, un team di ricerca americano ha dimostrato che le dimensioni sono aumentate sensibilmente 2,1 e 1,5 milioni di anni fa, ma circa 3mila anni fa ha subito un inaspettato restringimento. Da cosa è dovuto? Una risposta è arrivata (anche) grazie allo studio delle formiche.
A cura di Andrea Centini
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Durante la storia evolutiva umana il nostro cervello non ha avuto sempre le stesse dimensioni, ma ha subito delle significative fluttuazioni, prima aumentando a dismisura e successivamente restringendosi. Se l'aumento di volume dell'organo più avanzato dell'Universo – a nostra conoscenza – è compatibile con l'evoluzione del genere Homo, il suo restringimento verificatosi in tempi recenti può apparire poco comprensibile. Un nuovo studio ha appena dimostrato che una riduzione in dimensioni si è verificata appena tremila anni fa. È un dato decisamente inaspettato, ma con un risvolto affascinante. Si ritiene infatti che la riduzione nel volume cerebrale sia legata all'“intelligenza collettiva”, dovuta alla formazione dei primi gruppi sociali in cui la conoscenza veniva condivisa tra più persone e l'intelligenza del gruppo era più importante di quella del singolo. In altri termini, in queste condizioni il cervello aveva bisogno di processare e immagazzinare meno informazioni grazie all'aiuto degli altri, così si è ristretto (un cervello più piccolo è meno dispendioso in termini energetici) e allo stesso tempo è diventato più efficiente.

A condurre lo studio è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati del Dartmouth College di Hannover, che hanno collaborato con i colleghi dei dipartimenti di Biologia e Antropologia dell'Università di Boston, del Dipartimento di evoluzione dell'Università Statale dell'Ohio e del Dipartimento di Anatomia e Biologia Cellulare dell'Università Statale dell'Oklahoma. Gli scienziati, coordinati dal dottor Jeremy DeSilva, ricercatore presso il Dipartimento di Antropologia dell'ateneo statunitense, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato le dimensioni di un migliaio di crani fossili antichi e moderni. Dalle analisi è emerso che il nostro cervello ha avuto due significativi incrementi delle dimensioni 2,1 milioni di anni fa e 1,5 milioni di anni fa, durante il Pleistocene, parallelamente con alcune innovazioni "tecnologiche". Gli esperti stimano che il cervello del genere Homo, complessivamente, è aumentato di volume di ben quattro volte rispetto alle dimensioni che aveva 6 milioni di anni fa, quando condividevamo ancora un antenato comune con gli scimpanzé. Tuttavia vi è stata una diminuzione nell'Olocene, circa 3mila anni fa, che è un periodo molto più recente rispetto alle stime fatte in precedenza.

“La maggior parte delle persone è consapevole che gli esseri umani hanno cervelli insolitamente grandi, significativamente più grandi rispetto alle dimensioni del nostro corpo. Nella nostra profonda storia evolutiva, le dimensioni del cervello umano sono aumentate drasticamente”, ha dichiarato in un comunicato stampa il coautore dello studio James Traniello. “La riduzione delle dimensioni del cervello umano 3000 anni fa è stata inaspettata”, ha aggiunto lo studioso. Dunque cosa ha guidato questo restringimento? Analizzando diverse caratteristiche del sistema nervoso delle formiche (dimensioni, struttura, energia etc etc), gli scienziati hanno osservato che il comportamento sociale, la divisione del lavoro e altri aspetti nella vita di questi insetti possono guidare le variazioni nelle dimensioni nel cervello. Secondo gli esperti, anche le dimensioni del cervello umano rispondono alle medesime pressioni.

Il recente restringimento, dunque, deriverebbe dalla condivisione dalla conoscenza e dai vantaggi del processo decisionale all'interno dei gruppi sociali. “Gli esseri umani vivono in gruppi sociali in cui più cervelli contribuiscono all'emergere dell'intelligenza collettiva”, spiegano gli studiosi. Sebbene queste caratteristiche siano difficili da studiare nella nostra storia evolutiva, è possibile rilevare gli effetti della cooperazione e della divisione del lavoro proprio nelle formiche. “Sebbene gli esseri umani e le formiche abbiano avuto percorsi molto diversi nell'evoluzione sociale e cognitiva, le intuizioni offerte dalle formiche possono ampiamente informarci sulle forze selettive che influenzano le dimensioni del cervello umano”, sottolineano il professor DeSilva e i colleghi. L'aspetto più inquietante di questo studio è relativo alle potenziali conseguenze delle moderne tecnologie; l'informatizzazione rende infatti sempre meno centrale il lavoro mnemonico del nostro cervello. In futuro, dunque, le dimensioni potrebbero restringersi ulteriormente. I dettagli della ricerca “When and Why Did Human Brains Decrease in Size? A New Change-Point Analysis and Insights From Brain Evolution in Ants” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Frontiers in Ecology and Evolution.

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