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Paradiso perduto emerge dal Mar Rosso: è in un’area rimasta chiusa al pubblico per 50 anni

In un’area del Mar Rosso interdetta al pubblico per oltre 50 anni è cresciuto un magnifico paradiso della biodiversità. Coralli multicolori, spugne, crostacei, pesci, molluschi e moltissimi altri animali hanno colonizzato le tubature di un oleodotto protetto da segreto militare. La recente riapertura della spiaggia ha permesso di scoprire il prezioso tesoro naturalistico.
A cura di Andrea Centini
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Credit: A.Stern
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Un vero e proprio paradiso perduto sottomarino è stato scoperto nel Mar Rosso, innanzi a una spiaggia di Eilat, una località turistica israeliana. Si tratta di una meravigliosa foresta di coralli ricchissima di biodiversità, che è potuta crescere totalmente indisturbata per oltre 50 anni. In questo luogo, infatti, sorgeva un oleodotto strategico della compagnia petrolifera Eilat Ashkelon Pipeline Company, un asset così importante per Israele che l'intera area è rimasta interdetta al pubblico e protetta da segreto militare fino a un anno mezzo fa.

Rinascita. In seguito alla recente chiusura dell'oleodotto, le autorità locali hanno deciso di riaprire l'accesso alla spiaggia e al tratto di mare antistante, che ha immediatamente catalizzato l'interesse degli scienziati. I biologi marini, infatti, sapevano che lasciare un simile ambiente alla "mercé" della natura senza il disturbo dell'uomo lo avrebbe trasformato in un paradiso della biodiversità. E così è stato. Coralli, spugne, pesci, delfini , crostacei, molluschi e una moltitudine di altri animali hanno letteralmente colonizzato l'ecosistema attorno alle tubature dell'oleodotto, trasformandole in un tripudio di vita e colori, come dimostrano le immagini diffuse dai fortunati subacquei.

Tesoro da preservare. Poiché la riapertura della spiaggia può mettere seriamente a repentaglio l'integrità di un simile tesoro sommerso, l'Autorità per la Natura e i Parchi di Israele ha deciso di tenerla sotto stretto controllo. Inoltre è stato deciso di ricollocare tutti gli splendidi coralli cresciuti sulle infrastrutture. I sub lavorano incessantemente per staccarli dalle ubature e riposizionarli su superfici naturali compatibili presenti nella zona, mentre continuano a rimuovere pezzo dopo pezzo tutte i detriti arrugginiti del vecchio oleodotto. Fino ad ora sono state trattate ben 400 colonie di coralli, parte delle quali sono state trasferite in laboratorio per un successivo reinserimento. L'obiettivo degli scienziati è creare una meravigliosa area naturale di cui tutti possano godere, ma al contempo fare il possibile per proteggerla, affinché la presenza umana non interferisca col prezioso ecosistema venutosi a creare.

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