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OSIRIS-REx è partita in direzione del suo asteroide

Liftoff alle 7:05 da Cape Canaveral senza intoppi per la sonda NASA.
A cura di Nadia Vitali
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Tutto è andato esattamente come era nei piani: al Kennedy Space Center, in Florida, erano le 7:05 del mattino quando OSIRIS-REx si è staccata dal suolo a bordo di un razzo Atlas V (in Italia era l'una di notte).  E adesso non resta che aspettare i 24 mesi che separano la sonda dalla meta prevista, l'asteroide Bennu. Il veicolo spaziale – nome completo Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security-Regolith Explorer – raggiungerà l'oggetto nell'agosto del 2018 consentendo così agli scienziati di rispondere ad alcune delle domande fondamentali riguardanti il nostro Sistema Solare, le sue origini e la sua evoluzione attraverso quello che sarà il primo studio ravvicinato di un asteroide nello spazio.

Il Liftoff di OSIRIS-REx (Credit: NASA/Sandy Joseph e Tim Terry)
Il Liftoff di OSIRIS-REx (Credit: NASA/Sandy Joseph e Tim Terry)

"Questo rappresenta le speranze e i sogni e il sangue, il sudore e le lacrime di centinaia di persone che hanno lavorato a questo progetto per anni" ha dichiarato il principal investigator di OSIRIS-REx, il professor Dante Lauretta della University of Arizona. "Non posso dirvi quanto fossi emozionato, pensando alle persone che sono state parte di questo" ha ammesso. Ma questo è solo l'inizio.

OSIRIS-REx si occuperà di studiare l'asteroide Bennu, dal punto di vista mineralogico, chimico e topografico; dopodiché, con il suo braccio meccanico ne raccoglierà un campione destinato ad essere analizzato dai ricercatori sulla Terra. Tra sette anni, una capsula contenente il materiale, opportunamente equipaggiata con uno scudo termico, si staccherà dal corpo principale del veicolo spaziale per dirigersi verso l'atmosfera terrestre. Grazie ad un paracadute scenderà delicatamente sul suolo; il punto di atterraggio previsto è il deserto dello Utah, dove gli scienziati attenderanno il loro preziosissimo carico.

Sarà il primo campione proveniente da un asteroide: fino ad ora la NASA ha collezionato piccoli frammenti di comete e atomi provenienti dal vento solare; ma anche chili di rocce provenienti dalla Luna, raccolti dagli astronauti delle sei missioni Apollo, l'ultima delle quali nel 1969. Tutto è conservato presso lo Space Center di Houston, laddove verrà sistemato anche il materiale preso da Bennu, ad eccezione di alcuni frammenti destinati ai partner internazionali della missione, le agenzie spaziali di Canada e Giappone.

Ma cosa sperano di trovare i ricercatori nei circa 60 grammi di asteroide che giungeranno da noi? Certamente Bennu, formatosi all'epoca dei Pianeti del Sistema Solare, potrebbe avere molto da raccontare a proposito dell'evoluzione del Sistema Solare e, soprattutto, dell'origine delle fonti di acqua e molecole organiche della Terra; e quindi, forse, della vita.

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