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Orsi polari, foche e altri animali artici spariranno entro il 2100 se non abbatteremo i gas serra

Il ghiaccio marino artico sparirà definitivamente entro il 2100 se non abbatteremo le emissioni di anidride carbonica (CO2) e altri gas a effetto serra, limitando l’aumento della temperatura media entro 2°C rispetto all’epoca preindustriale. Con lo scioglimento del ghiaccio artico si estingueranno orsi polari, foche e altri animali marini.
A cura di Andrea Centini
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Un orso polare. Credit: mtanembaum
Un orso polare. Credit: mtanembaum

Se non abbatteremo le emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas a effetto serra, continuando a inquinare come stiamo facendo oggi, entro il 2100 il ghiaccio artico estivo sparirà completamente e con esso interi ecosistemi, condannando all'estinzione orsi polari, foche e numerosi altri animali marini. È lo scenario più drammatico tratteggiato da un nuovo studio, che ha valutato l'impatto di vari livelli di emissioni di carbonio sulla “Last Ice Area” (LIA), un ampio tratto di mare – pari a ben 1 milione di chilometri quadrati – sito a nord della Groenlandia e dell'arcipelago canadese artico, dove il ghiaccio continua a persistere in estate (e può accumularsi per più anni) permettendo la sopravvivenza dei suddetti ecosistemi. Ma come indicato, se continueremo a immettere gas serra noncuranti delle conseguenze del riscaldamento globale, nel giro di pochi decenni si verificherà una vera e propria catastrofe ambientale.

A condurre lo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani dell'Università Columbia di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università Statale dell'Arizona, dell'Università McGill di Montreal e del Dipartimento di scienze atmosferiche e oceaniche e Istituto di ricerca artica e alpina dell'Università del Colorado di Boulder. Gli scienziati, coordinati dal professor Robert Newton, ricercatore senior presso il Lamont-Doherty Earth Observatory dell'ateneo statunitense, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a punto modello matematico in grado di prevedere il livello di scioglimento di ghiaccio nella Last Ice Area in base a due scenari di emissioni: il primo è quello a basse emissioni, con l'aumento della temperatura media contenuta entro i 2° C rispetto all'epoca preindustriale; il secondo è lo scenario ad alte emissioni, che si verificherà se continueremo a consumare combustibili fossili senza limitarne l'utilizzo in alcun modo. Il primo dei due scenari rispecchia l'obiettivo meno virtuoso degli Accordi di Parigi sul Clima, che puntano principalmente a contenere l'aumento della “febbre del pianeta” entro 1,5° C.

Il professor Newton e i colleghi hanno calcolato che, indipendentemente dai due scenari seguiti, fino al 2050 ci sarà un progressivo scioglimento del ghiaccio nella Last Ice Area, una zona che abbraccia anche l'area protetta di Tuvaijuittuq di 320mila chilometri quadrati, dove il ghiaccio non sparisce mai nemmeno in estate. Ma è proprio a partire dal 2050 che si decideranno le sorti degli ecosistemi artici. Se saremo stati “bravi” a ridurre le emissioni, allora una certa quantità di ghiaccio continuerà a persistere nella LIA anche in futuro; sarà spesso solo un metro (oggi può raggiungere i 10 metri), fragile, frammentato e mobile, ma permetterà comunque alle specie autoctone di sopravvivere, pur in un ambiente molto più aspro. Se invece continueremo a immettere CO2, metano e altri gas a effetto serra anche il ghiaccio estivo della LIA sparirà definitivamente, con conseguenze drammatiche per la biodiversità. Gli scienziati sottolineano che anche se una parte delle comunità artiche si impegna a tutelare gli ecosistemi locali, come avvenuto per Tuvaijuittuq, se non è tutto il mondo a remare nella stessa direzione, per questo delicatissimo ambiente non ci saranno margini di salvezza.

“Qualsiasi iniziativa di governance regionale sarà influenzata da scelte stabilite su scala globale, poiché la perdita di ghiaccio è in definitiva guidata dai gas serra emessi a latitudini più basse”, hanno scritto gli autori dello studio. “Mentre governi nazionali artici possono proteggere la qualità dell'habitat, come hanno fatto a Tuvaijuittuq per un po' di tempo, a lungo termine non possono preservare l'ecologia del ghiaccio marino locale a meno che i cambiamenti non vengano attuati da attori distanti e sparsi in tutto il mondo”, hanno chiosato gli esperti. I dettagli della ricerca “Defining the “Ice Shed” of the Arctic Ocean's Last Ice Area and Its Future Evolution” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Earth's Future.

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