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Orion è rientrato, la missione è andata bene

Come previsto, la capsula è ammarata nel Pacifico.
A cura di Nadia Vitali
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NASA/Artist concept
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Nonostante il ritardo di ventiquattr'ore, dovuto prima alle avverse condizioni climatiche e poi ad un malfunzionamento della valvola del serbatoio di idrogeno del razzo che hanno causato tre volte il rinvio della partenza prevista per il 4 dicembre e infine l'annullamento, il primo step della missione Orion è stato superato con successo: la capsula è rientrata, tuffandosi nell'Oceano Pacifico esattamente come da programma. La sua discesa è stata seguita da un drone e da due navi che ne hanno documentato l'arrivo prima di procedere al recupero.

Primo test di volo

Il lancio è avvenuto alle 7:05 del 5 dicembre da Cape Canaveral, in Florida, (in Italia erano le 13:05), lo stesso orario a cui avrebbe dovuto aver luogo ieri, a bordo di un razzo Delta IV. La durata totale del volo è stata di 4 ore e 23 minuti: sufficienti per un primo Exploration Flight Test del veicolo spaziale destinato a fare da successore alla generazione degli Shuttle e, soprattutto, a portare l'uomo su Marte nel decennio del 2030, secondo gli ambiziosi piani della NASA annunciati pochi giorni fa. La capsula ha percorso due intere orbite attorno al globo terrestre, la seconda delle quali l'ha portata ad un'altezza di 5.800 chilometri: dopodiché è rientrata nella nostra atmosfera ad una velocità di 32.200 chilometri orari, finendo nelle acque oceaniche, circa 965 chilometri a largo di San Diego.

L'ammaraggio di Orion al largo delle coste della California (fonte NASA)
L'ammaraggio di Orion al largo delle coste della California (fonte NASA)

Lo scudo termico

Un volo senza equipaggio, utile per comprendere quali saranno gli eventi più rischiosi per Orion quando si troverà a trasportare astronauti nello spazio ma anche per fornire dati utili a migliorare il design del veicolo, le sue funzionalità e per ridurre ulteriormente le possibilità di problemi per gli uomini che viaggeranno con la capsula. In particolare, alcuni dispositivi interessano particolarmente gli esperti della NASA, ossia il sistema di paracadute e soprattutto lo scudo termico, il quale viene sottoposto ad una temperatura di 2.200 gradi per undici minuti: quello di Orion è il più spesso mai realizzato per una capsula.

Un evento nazionale (e non solo)

Il lancio di Orion, frutto di una collaborazione tra la NASA e l'azienda privata Lockheed Martin, è stato atteso da molti americani come un evento nazionale: in molti hanno assistito ad un evento il cui costo complessivo si aggira attorno ai 300 milioni di euro. Del resto si tratta della più importante fatica portata a termine dall'agenzia spaziale americana per quest'anno, ragion per cui era comprensibile (e più che legittimo) un po' di coinvolgimento popolare, incoraggiato da un enorme orologio digitale installato per l'occasione.

Il lancio sotto gli occhi dei presenti (NASA/Bill Ingalls)
Il lancio sotto gli occhi dei presenti (NASA/Bill Ingalls)

E in fondo c'è ragione di credere che quella navicella partita oggi per il suo breve volo di quattro ore tra non molti anni porterà l'uomo su Marte, consentendogli ancora una volta di valicare i suoi limiti e di assecondare quel desiderio di conoscenza che lo ha già portato immensamente lontano.

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