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Orche a Genova, situazione drammatica: “Il piccolo forse è morto”. Il racconto della biologa

Dalla poesia al dramma. L’arrivo della famiglia di orche innanzi al porto di Genova, accolto con grandissima emozione, potrebbe essersi trasformato in tragedia. La madre è stata osservata mentre spingeva col muso il suo piccolo, che potrebbe essere agonizzante o addirittura già morto. Non ci sono ancora conferme, oggi il maltempo impedisce ai ricercatori di uscire in barca, ma immagini circolate sulla rete sembrano indicare il dramma. Abbiamo contattato la biologa Maddalena Jahoda per un commento sulla situazione dei cetacei.
A cura di Andrea Centini
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Il pod di orche a Genova. Nell'immagine si vede il maschio adulto. Credit: Guardia Costiera/Istituto Tethys/Facebook
Il pod di orche a Genova. Nell'immagine si vede il maschio adulto. Credit: Guardia Costiera/Istituto Tethys/Facebook

L'eccezionale avvistamento del gruppo (pod) di orche innanzi al porto Prà Voltri di Genova ha destato entusiasmo ed emozione in tutta Italia, ma il comportamento degli splendidi mammiferi marini, che continuano a restare nella zona senza spostarsi, inizia a sollevare forti dubbi e preoccupazione negli esperti. Ciò che preoccupa di più i biologi sono le condizioni di salute del piccolo, che non avrebbe più di sei mesi: in base al comportamento osservato, infatti, sarebbe addirittura in pericolo di vita, se non agonizzante o persino già morto. In alcuni documenti circolati su internet, come la fotografia scattata dalla signora Rosa Bazzano e diffusa su Facebook dall'organizzazione LIMET, si vede la madre che sostiene il piccolo col muso, tenendolo sollevato oltre il pelo dell'acqua. È un comportamento osservato altre volte nelle madri dei delfinidi, che non “accettano” la morte dei figli. Nel giugno del 2017 il comportamento fu documentato dai ricercatori dell'Istituto Tethys in Grecia; una femmina di tursiope (Tursiops truncatus) fu vista mentre sosteneva il figlio già morto da diverse ore. Un'altra tursiope fu filmata nella Baia delle Isole in Nuova Zelanda mentre trasportava il suo piccolo sul muso; lo straziante comportamento è andato avanti per diversi giorni. Il caso record riguarda proprio un'orca conosciuta col nome di Tahlequah (o J35); la femmina provò a sostenere il suo piccolo morto per ben 17 giorni nelle acque innanzi a Vancouver.

Probabilmente la femmina di orca giunta innanzi alla Liguria si è accorta delle condizioni precarie del figlio e sta facendo il possibile per aiutarlo. I ricercatori hanno osservato altri comportamenti che mettono in luce il loro stress, come il tail-slapping (lo sbattere con forza la pinna caudale contro la superficie dell'acqua). Per comprendere meglio cosa sta succedendo abbiamo contattato la biologa marina Maddalena Jahoda del Tethys Research Institute, esperta di cetacei.

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Dottoressa Jahoda, che novità ci sono sulle orche arrivate nelle acque di Genova? Circolano immagini molto preoccupanti sulle condizioni di salute del piccolo.

Conferme ancora non ce ne sono, ma è circolato un video in cui la mamma lo tiene su e lui non nuota come dovrebbe ed è messo di traverso, quindi sembra una situazione davvero drammatica. Ho parlato con i colleghi che sono lì adesso; oggi c'è vento e non sono usciti in barca, ma li controllano dalla spiaggia. Vedono gli adulti ma non il piccolo. Sono lontani ma purtroppo la situazione sembra davvero triste. Spero di sbagliarmi, non vorrei essere pessimista, ma quel piccolo purtroppo…

Il comportamento sembrerebbe proprio quello delle madri che provano ad aiutare i piccoli morti

Quando fanno così è proprio tipico di quando i piccoli sono morti, li portano in giro e li tirano su per provare a farli respirare. È un comportamento davvero straziante. È successo diverse volte anche con i tursiopi – una mia collega l'ha visto più di qualche volta in Grecia -, è uno “spettacolo” tristissimo. Non riescono a farsene una ragione, e questo spiega anche perché le orche sono sempre ferme lì davanti al porto da qualche giorno. È davvero strano, e vien da pensare che stiano lì proprio per le condizioni del piccolo.

È possibile ipotizzare i motivi per cui sono arrivate fino a Genova?

Noi adesso cercheremo di capire da dove vengono queste orche. Se sono le stesse di Gibilterra, dove c'è una piccola popolazione, o se sono esemplari provenienti dall'Oceano Atlantico. Allora a quel punto riusciremo a capire meglio. Quelle di Gibilterra, una quarantina di individui, per esempio mangiano tonno rosso, ma qui da noi è sovrasfruttato. Potrebbe essere un motivo valido la ricerca di cibo, però non possiamo dirlo con certezza. Ci sono stati due avvistamenti in Spagna e quasi sicuramente si è trattato delle stesse orche presenti a Genova; sono state viste a Cartagena e a Formentera, poi sicuramente hanno proseguito verso la Liguria. Stiamo cercando di capirlo dalle foto. Una cosa importante che voglio sottolineare è che adesso che cala il vento le persone non devono precipitarsi in barca per andare a vederle. Ci sono gli esperti e la Guardia Costiera che le stanno monitorando, sono animali già in crisi e va assolutamente evitato il disturbo.

All'inizio sembravano solo tre esemplari, due femmine e un piccolo, ma poi si è visto anche il maschio adulto

In tutto sono cinque, piccolo compreso. C'è un maschio, ci sono tre femmine e una ha il piccolo. C'è qualcuno che sostiene di aver visto un secondo piccolo, ma al momento non ci sono conferme, i ragazzi che sono usciti per monitorarle non l'hanno visto.

La speranza è che il piccolo sia ancora in vita, ma se ne saprà di più solo quanto il tempo migliorerà e gli scienziati potranno controllare più da vicino la situazione. Proprio in questi minuti la Capitaneria di Porto, sotto proposta del Ministro Sergio Costa, ha emanato un'ordinanza che vieta a tutte le imbarcazioni non autorizzate di transitare nell'area dove ci sono i mammiferi marini.

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