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Ora sappiamo perché non ricordiamo nulla di quando avevamo meno 3 anni

Ricercatori canadesi hanno dimostrato che la neurogenesi, il processo che porta alla formazione di nuovi neuroni nel nostro cervello, potrebbe essere legata all’amnesia infantile, cioè all’incapacità di riportare alla memoria ricordi antecedenti al nostro terzo anno di vita.
A cura di Andrea Centini
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Non riusciamo a riportare alla memoria i ricordi della nostra prima infanzia a causa della neurogenesi, cioè del processo che porta alla formazione di nuovi neuroni, particolarmente intenso durante i primi anni di vita. È una delle teorie per spiegare la cosiddetta “amnesia infantile”, termine coniato dal celebre neurologo e psicoanalista Sigmund Freud per spiegare l'incapacità di ricordare le esperienze antecedenti al terzo anno di vita, benché per alcuni essa possa estendersi fino al sesto anno di vita.

L'ha proposta un team di ricerca canadese dell'Università di Toronto, che è giunto a questa conclusione dopo aver condotto alcuni esperimenti sui topi. Gli studiosi, guidati dal professor Paul Frankland, hanno messo roditori neonati e adulti all'interno di speciali gabbie, dove attraverso un circuito elettrico era possibile inviare una leggera scossa elettrica alle zampe. Tutti i topi sottoposti al trattamento hanno dimostrato di avere paura quando venivano nuovamente inseriti nelle gabbie elettrificate, ma mentre gli adulti non hanno più dimenticato la brutta esperienza, quelli appena nati dopo un solo giorno si comportavano come se nulla fosse successo.

Per capire se alla base della gestione dei ricordi vi fosse proprio la neurogenesi, Frankland e colleghi hanno usato farmaci e ingegneria genetica per bloccare la formazione dei neuroni. In questo modo i topi appena nati formavano ricordi molto più stabili e hanno iniziato a temere la gabbia elettrificata alla stregua degli adulti. Gli studiosi sono voluti andare ancora più a fondo, e hanno fatto in modo che i nuovi neuroni nel cervello dei topi presentassero una fluorescenza per poterne visualizzare i processi cerebrali in atto. Osservando il comportamento delle cellule hanno osservato che i ricordi dei topi giovani non venivano ‘cancellati', ma modificati con nuovi ricordi.

È possibile dunque che i ricordi della primissima infanzia siano comunque presenti nel nostro cervello, ma resi inaccessibili dalle modifiche scatenate dalla neurogenesi. Gli esperimenti sono stati condotti sui topi e i risultati andranno confermati anche negli uomini, ma l'enorme attività della neurogenesi potrebbe spiegare l'amnesia infantile anche nella nostra specie. Basti pensare che nasciamo con circa 86 miliardi di neuroni, e da questa “base” nei bambini si formano dalle 700 alle 1000 nuove connessioni sinaptiche ogni secondo, mentre accumulano informazioni.

Come indicato, quella della neurogenesi è soltanto una delle possibili spiegazioni dell'amnesia infantile. Tra le più accreditate vi sono la comparsa del linguaggio; il fatto che il nostro cervello a quell'età non sia ancora ‘pronto' per fissare i ricordi e il ruolo delle emozioni. Esse sono fondamentali per incastonare un ricordo nel nostro cervello, ma i bambini piccoli non riescono ancora a contestualizzare il significato o l'importanza della maggior parte delle loro esperienze. Non a caso i primi ricordi che ci tornano alla mente sono legati a una forte esperienza emotiva.

[Credit: sathyatripodi]

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