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Covid 19

Oltre il 70% delle donne incinte positive al coronavirus è asintomatico, secondo uno studio

Analizzando i dati dei tamponi di circa 130 donne incinte ricoverate tra marzo e aprile in un ospedale dello Stato di New York, un team di ricerca dell’autorevole Icahn School of Medicine at Mount Sinai ha determinato che la maggior parte delle positive al coronavirus (il 72 percento) era asintomatica al momento del parto.
A cura di Andrea Centini
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Secondo un nuovo studio americano, la maggior parte delle donne incinte che giunge in sala parto con positività al coronavirus SARS-CoV-2 risulta asintomatica, cioè non manifesta alcun sintomo della COVID-19 (l'infezione provocata dal patogeno). Lo ha determinato un team di ricerca guidato da scienziati della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Elmhurst Hospital nel Queens (la più grande contea nello Stato di New York). Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Sheela Maru, docente presso di Dipartimento di Ostetricia, Ginecologia e Scienze della Riproduzione presso l'ateneo newyorchese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio trasversale retrospettivo sui dati di tutte le donne incinte ricoverate presso il reparto di Travaglio e Parto (L&D) del nosocomio del Queens tra la fine di marzo e il 22 aprile di quest'anno.

Maru e colleghi hanno catalogato 126 pazienti, tutte sottoposte al tampone oro-rinofaringeo per diagnosticare la positività al coronavirus. Due sono state escluse per via di risultati ritenuti “non validi” dei test, come riportato nello studio. Le pazienti avevano un'età media di 30,2 anni e nella maggior parte dei casi (62,9 percento) erano ispaniche. Dall'analisi statistica è emerso che il 37 percento delle donne incinte è risultato positivo, e fra le contagiate ben il 72 percento non aveva alcun sintomo dell'infezione al momento del test. Si tratta di un'informazione fondamentale, dato che nello studio non viene specificato se sia stata controllata l'emersione dei sintomi anche giorni dopo il ricovero/parto. In questo caso, infatti, si sarebbe trattato di pazienti pre-sintomatiche che stavano incubando il coronavirus, e non di vere asintomatiche. Nelle pazienti sintomatiche i sintomi più diffusi erano tosse e febbre, ma sono stati segnalati anche dolori muscolari, mal di gola, difficoltà respiratorie, mal di testa e rinorrea (naso che cola). Nessuna paziente ha perso la vita durante il ricovero.

“Questi risultati si aggiungono all'evidenza che c'era una diffusione asintomatica precoce e dilagante della malattia in un momento in cui la maggior parte dei tamponi era dedicata agli individui sintomatici”, hanno scritto gli autori dello studio in un comunicato stampa. Grazie allo screening a tappetto eseguito dall'ospedale pubblico, che segue soprattutto pazienti con un reddito basso, è stato possibile isolare i casi positivi e prestare cure adeguate evitando il rischio di contagio. “Nelle future epidemie potrebbe essere prudente esaminare i dati degli screening dei reparti di travaglio e parto molto prima, perché le donne incinte continuano a cercare cure essenziali anche se sono in atto misure di distanziamento sociale e rappresentano anche la popolazione generale della comunità giovane e sana”, ha dichiarato l'autrice principale dello studio, pubblicato sull'autorevole rivista scientifica PloS ONE.

Nonostante l'alto tasso di casi asintomatici, secondo un recente studio dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention) che ha analizzato i dati di oltre 1,3 milioni di donne, durante la gravidanza c'è comunque un rischio maggiore di richiedere ventilazione meccanica, di finire in terapia intensiva e di morire per la COVID-19. Il rischio, va sottolineato, in termini assoluti assoluti resta basso e non è paragonabile a quello degli anziani o di chi soffre di comorbilità, ma diventa significativo se comparato con quello di donne in età fertile ma non incinte.

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