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Occhi al cielo per la Superluna di Neve, la più grande del 2019: come e dove vederla

La Luna Piena di febbraio sarà una spettacolare Superluna, poiché molto vicina alla distanza minima dalla Terra. Il disco lunare apparirà dunque più grande e brillante del solito. Prende il nome “di Neve” dalla tradiazione dei nativi americani algonchini, a causa delle abbondanti nevicate che caratterizzano questo mese.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Yuri_B
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Nel pomeriggio di martedì 19 febbraio potremo ammirare nel cielo una splendida Superluna di Neve, la più grande dell'anno e dunque uno degli spettacoli astronomici più affascinanti dell'intero 2019. Ma cos'è una Superluna? Sono definite “superlune” tutte le lune piene (o le lune nuove) prossime al perigeo, cioè al punto più vicino alla Terra. Più precisamente, tutte quelle che si trovano al di sotto dei 362mila chilometri di distanza. Il satellite, infatti, descrive un'orbita ellittica attorno al nostro pianeta, e può trovarsi molto lontano, cioè all'apogeo (circa 404mila chilometri), oppure molto vicino, appunto al perigeo, circa 356mila chilometri (la distanza media è 384mila chilometri). Il 19 febbraio il perigeo sarà raggiunto alle 10:07 del mattino e il plenilunio alle 16:53, ecco spiegato perché nel cielo osserveremo una Luna un po' più grande e brillante del solito, più di quella dello scorso gennaio – protagonista anche di un'eclissi – e della Superluna attesa a marzo.

Quando e dove vedere la Superluna di Neve

Poiché martedì 19 febbraio la Luna sorgerà in Italia tra le 17:20 e le 18:00 (circa) in base alla città di riferimento, non potremo assistere alla fase di pienezza effettiva, che si verificherà mediamente poco prima delle 17 (ora di Roma). Lo spettacolo sarà comunque garantito, dato che il disco lunare appare pieno per diverse ore sia prima che dopo il reale raggiungimento della pienezza. Per veder sorgere la Luna dovremo puntare lo sguardo a Est; la Luna piena, infatti, è sempre opposta al Sole che tramonta a Ovest. Il nostro satellite apparirà leggermente più grande di un normale plenilunio, ma solo un occhio molto esperto potrà accorgersi del 7 percento di differenza nelle dimensioni. Se avete scatti fatti in passato a comuni lune piene con lo stesso obiettivo, metteteli a confronto e potrete notare le maggiori dimensioni di quella del 19 febbraio.

Credit: Stellarium
Credit: Stellarium

Come vedere la Superluna di Neve

La Superluna di Neve potrà essere osservata tranquillamente a occhio nudo, ma con un buon binocolo o un piccolo telescopio potrete notare molti più dettagli sul disco lunare, come crateri, mari e catene montuose. In realtà il momento migliore per ammirarli non è durante i pleniluni, poiché essendo troppo luminosi “sporcano” la precisione delle immagini. Per chi non potesse godersi lo spettacolo coi propri occhi, sarà possibile seguire una diretta streaming sul sito del Virtual Telescope Project, guidato dall'astrofisico italiano Gianluca Masi. Il VTS trasmetterà anche l'emozionante incontro tra la cometa di San Valentino e la galassia a spirale barrata NGC 2903, previsto attorno alle 22:00 del 13 febbraio.

Perché si chiama Superluna di Neve

L'appellativo “di Neve” della Luna Piena di febbraio deriva dalla tradizione dei nativi americani algonchini, che scandivano gli anni attraverso il calendario lunare e non con quello gregoriano. A ciascun mese veniva assegnato un nome relativo a un evento naturale in grado di segnare la vita della comunità. Il plenilunio di febbraio prende il nome “di Neve” semplicemente perché, mediamente, è quello con le nevicate più abbondanti in Nord America, come indicano anche i dati del National Weather Service. La Luna piena di febbraio aveva anche altri nomi, ma quello degli algonchini si è affermato perché era la tribù più grande, e lo è ancora ai giorni nostri. Per i Wishram, ad esempio, si chiamava “Spalla a spalla attorno alla luna di fuoco”, per gli Zuni era la “Senza neve nella Luna delle tracce”, mentre per i più conosciuti Cherokee era la Luna di ossa. Quest'ultimo nome era legato al fatto che c'era ben poco da cacciare, e quindi spesso si consumavano zuppe di ossa della stagione precedente.

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