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Non tutti i vaccini proteggono dall’infezione: ecco perché non è un problema

L’esperta Sarah Caddy, ricercatrice presso l’Università di Cambridge: “Anche se i nuovi vaccini non inducono immunità sterilizzante, ci sono meno probabilità di trasmettere il virus”.
A cura di Valeria Aiello
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Non tutti i vaccini forniscono lo stesso livello di protezione. Alcuni sono efficaci nel prevenire le forme sintomatiche delle malattie mentre altri proteggono anche dall’infezione. Questi ultimi sono quelli in grado di indurre la cosiddetta “immunità sterilizzante”, ovvero proteggono non solo dalle forme sintomatiche della malattia ma anche dal contagio perché la risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione impedisce al virus di entrare nelle cellule e di replicarsi. Una differenza sottile ma importate in termini di sanità pubblica che, in un contesto pandemico come quello che stiamo affrontando, alimenta la discussione, dal momento che tutta la comunità scientifica è in attesa di sapere se i primi vaccini anti-Covid saranno in grado di generare un’immunità sterilizzante o se, come appare al momento, proteggeranno prettamente dalle forme sintomatiche della malattia, confermando dunque il mantenimento di misure come il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine.

Protezione dalla malattia o anche dall'infezione?

Un vaccino che fornisce immunità sterilizzante ferma il virus sul suo cammino – spiega Sarah Caddy, ricercatrice clinica in Immunologia virale e Chirurgia veterinaria presso l’Università di Cambridge, in un lungo intervento su The Conversation – . In realtà è estremamente difficile produrre vaccini che fermino del tutto l’infezione virale, con la maggior parte dei sieri attualmente in uso che non raggiunge questo obiettivo”. Un discorso valido, ad esempio, nel caso dei vaccini contro i rotavirus, noti per essere la principale causa di gastroenterite nei neonati, diversamente da altri vaccini come quelli contro morbillo, rosolia e parotite che conferiscono invece un’immunità sterilizzante.

In attesa che i dati chiariscano se i primi vaccini anti-Covid approvati, ovvero quelli di Pfizer/BioNTech e Moderna, saranno in grado di conferire un’immunità sterilizzante, i dubbi ruotano attorno ai rischi determinati dalla mancanza di questa protezione. “Molto semplicemente significa che se incontri il virus dopo la vaccinazione, potresti essere infettato ma non mostrare sintomi – precisa l’esperta – . Questo perché la risposta immunitaria indotta dal vaccino non è in grado di fermare la replicazione di ogni particella virale”.

A preoccupare sono le possibili conseguenze dei vaccini anti-Covid senza immunità sterilizzante sulla diffusione del virus. In particolare, il timore è che, nonostante la vaccinazione, Sars-CoV-2 continui comunque a circolare, complicando il raggiungimento dell’immunità di popolazione, come recentemente sottolineato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ultimo debrief. “Le persone vaccinate – indica la ricercatrice –  hanno meno probabilità di trasmettere abbastanza virus da causare malattie gravi. Questo significa che le persone infettate in questa situazione trasmetteranno meno virus a quelle suscettibili. Ciò è stato chiaramente dimostrato sperimentalmente nei polli: quando solo una parte del pollaio veniva vaccinata, i polli non vaccinati mostravano una malattia più lieve e producevano meno virus”.

Quindi, sebbene l’immunità sterilizzante sia spesso l’obiettivo finale della progettazione del vaccino – conclude l’esperta – , la sua assenza non ha impedito a molti altri vaccini di ridurre sostanzialmente il numero di casi di infezione”.

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