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Covid 19

No, l’herpes non è un nuovo effetto collaterale del vaccino anti Covid

Dopo l’emersione di alcuni casi di “Fuoco di Sant’Antonio” in donne vaccinate contro il coronavirus SARS-CoV-2, sulla rete è iniziata a circolare la notizia errata che l’herpes sarebbe un “nuovo effetto collaterale” del farmaco di Pfizer-BioNTech. Ecco cosa è realmente accaduto alle pazienti, tutte con malattie reumatiche infiammatorie autoimmuni (AIIRD).
A cura di Andrea Centini
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Sei pazienti affette da malattie reumatiche infiammatorie autoimmuni (AIIRD) dopo la somministrazione del vaccino anti COVID di Pfizer-BioNTech hanno sviluppato l'herpes zoster, un'eruzione cutanea dolorosa conosciuta anche col nome di “fuoco di Sant'Antonio” e provocata dal virus varicella-zoster. A descrivere questi rari casi un team di ricerca israeliano composto da scienziati del Carmel Medical Center di Haifa, del Bnei Zion Medical Center e della Facolta di Medicina Sackler dell'Università di Tel Aviv. L'articolo dello studio guidato dalla reumatologa Victoria Furer è stato travisato e, complice la viralità sui social network, in molte bacheche è comparsa la notizia che l'herpes sarebbe diventato un nuovo effetto collaterale dei vaccini anti Covid. Vediamo perché non è affatto così.

Innanzitutto c'è herpes ed herpes. Quando si parla di questa eruzione cutanea spesso si pensa a quella comunissima che origina sul labbro (herpes labialis), oppure al peggiore herpes genitale. Entrambe queste infezioni non sono provocate dal virus varicella-zoster, bensì dall'Herpes Simplex Virus (1 e 2). Dunque l'herpes zoster o fuoco di Sant'Antonio è totalmente un'altra infezione, scatenata oltretutto da un patogeno diverso. Ma non è nemmeno corretto dire che il vaccino anti Covid provoca l'infezione del virus varicella-zoster. Questo patogeno, infatti, come suggerisce il nome, è lo stesso che causa la varicella durante l'infanzia. Quando si supera la diffusa malattia il virus non scompare del tutto, ma resta quiescente nell'organismo, annidato nel tessuto nervoso.

Quando il nostro sistema immunitario viene debilitato per una qualsiasi condizione, come una malattia, un periodo di forte stress e altre situazioni simili, il virus può “rialzare la cresta” e ripresentarsi non come varicella, bensì sotto forma dell'herpes zoster o del fuoco di Sant'Antonio. Non è dunque una nuova infezione a palesarsi, ma lo stesso virus che ci aveva colpito anni prima, la ragione che rende questa eruzione cutanea molto diffusa. Poiché anche la vaccinazione può sconvolgere temporaneamente il sistema immunitario, non si può escludere che dopo la somministrazione della dose di un qualsiasi vaccino (compreso quelli anti Covid), nelle persone suscettibili possa riemergere anche il fuoco di Sant'Antonio dal "resuscitato" herpes simplex virus.

Va tenuto presente che tra le sei pazienti, facenti parte di una coorte di 500 persone con malattie reumatiche infiammatorie autoimmuni (AIIRD), in quattro soffrivano di artrite reumatoide, una di sindrome di Sjogren e un'altra di malattia connettiva indifferenziata. Sono tutte patologie autoimmuni associate a un maggiore rischio di emersione herpes zoster (come le altre AIIRD). Come indicato dagli stessi autori dello studio, dunque, non è stata affatto dimostrata alcuna correlazione tra il vaccino e l'emersione del fuoco di Sant'Antonio, inoltre come specificato dal professor Aaron Glatt, direttore del Dipartimento di Malattie infettive al Mount Sinai South Nassau di Oceanside e portavoce della Infectious Diseases Society of America, “non ci sono prove scientifiche di questa associazione”.

Secondo il professor William Schaffner, docente di medicina presso il Vanderbilt University Medical Center, le eruzioni cutanee potrebbero essere emerse per pura coincidenza, senza alcun nesso col vaccino. Ciò che è certo è che il vaccino anti Covid non provoca un'infezione da virus varicella-zoster, ma al massimo una sua rara e potenziale “riattivazione” nei soggetti predisposti. I dettagli della ricerca israeliana “Herpes zoster following BNT162b2 mRNA Covid-19 vaccination in patients with autoimmune inflammatory rheumatic diseases: a case series” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Rheumatology.

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