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Nelle profondità del mantello terrestre, il segreto dell’acqua sul Pianeta

Alcuni ricercatori hanno analizzato alcune antiche rocce rivelando che una parte dell’acqua presente sul Pianeta proverrebbe dalla nebulosa protoplanetaria dalla quale si sarebbe formato il Sistema Solare.
A cura di Nadia Vitali
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Qual è l'origine dell'acqua presente sul nostro Pianeta? La domanda piace molto agli scienziati – del resto non potrebbe essere altrimenti – e molto affascinanti sono gli scenari proposti per spiegare la presenza di questo bene preziosissimo ed indispensabile. È noto come da tempo si guardi alle comete ghiacciate come potenziali donatrici di acqua così come agli asteroidi dal cuore umido: ma un nuovo studio pubblicato da Science nei giorni scorsi, propone una nuova teoria, preoccupandosi di mostrare le prove a sostegno.

Rocce dal mantello terrestre

Stando agli studi di Lydia Hallis dell'istituto di astrobiologia della NASA e dei suoi colleghi, almeno una parte dell'acqua terrestre proverrebbe da granelli di polvere presenti nel Sistema Solare primordiale che, aggregandosi, avrebbero dato origine al pianeta. Ma dove trovare la firma chimica di quest'acqua antichissima?

I ricercatori hanno cercato nelle rocce vulcaniche, in particolare in campioni provenienti da formazioni presenti in Islanda e sull'isola di Baffin, in Canada, contenenti materiali zampillati fuori dalle più inaccessibili profondità del mantello terrestre.  Quando questi materiali risalgono in superficie e vengono emessi come lava, si possono raffreddare ed indurire rapidamente, consentendo all'acqua e ad altri composti presenti all'interno di cristallizzarsi: individuati i punti in cui ciò era avvenuto, grazie a potenti microscopi, è stato possibile analizzarne la composizione grazie all'aiuto della spettrometria di massa.

Un'acqua "diversa" da quella degli oceani

La proporzione tra idrogeno e deuterio (isotopo stabile dell'idrogeno) nelle molecole di H2O viene utilizzata spesso per rilevare le tracce dell'origine dell'acqua: l'acqua terrestre di superficie, però, non può essere esaminata a questo scopo a causa delle numerose alterazioni subite nel tempo che non consentono più di riscontrare il rapporto primordiale tra idrogeno e deuterio.

Nelle viscere della Terra, invece, le cose sono andate diversamente e le vie di comunicazione che abbiamo con il mantello, cioè i vulcani, consentono di poterlo osservare quasi direttamente. Lo hanno potuto constatare gli studiosi, evidenziando come i livelli di deuterio erano più bassi rispetto a quelli degli oceani terrestri, ma simili a quelli riscontati in alcune famiglie di meteoriti: questo significa che questi oggetti e la Terra potrebbero essersi formati in maniere simili. Circa il 20% dell'acqua presente nei loro campioni – concludono – poteva essere già presente lì all'epoca della formazione terrestre.

L'acqua del Sistema Solare primordiale

Ma dove si trovava quest'acqua primordiale? Nel vorticoso disco di polveri dal quale sarebbe nata la nostra stella e, quindi, il Sistema Solare. Particelle che sarebbero state inglobate poi dal disco proto-planetario dal quale, infine, emerse la Terra. E poi – come sappiamo – di acqua ne sarebbe giunta altra dal cosmo.

L'acqua che abbiamo deve essere stata il frutto di una mescolanza di tutte queste diverse fonti e, verosimilmente, di altre alle quali non abbiamo ancora pensato. – Jewitt, scienziato planetario presso la University of California, Los Angeles.

Adesso Lydia Hallis e colleghi sperano di poter approfondire le proprie ricerche, magari grazie a nuovi campioni provenienti dall'isola di Baffin: l'argomento, si sa, è decisamente interessante.

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