Nel Regno Unito sarà inoculato un mix di vaccini COVID: al via studio per verificarne l’efficacia
Nel Regno Unito è stata avviata una nuova sperimentazione clinica nella quale ai partecipanti verranno somministrati due vaccini anti COVID differenti, per verificare se la combinazione possa offrire una protezione uguale (o persino superiore) rispetto a quella garantita da due dosi dello stesso prodotto. L'idea del cosiddetto “Mix-and-Match”, una tecnica già testata in campo immunologico, era stata avanzata all'inizio dell'anno in un documento del National Health Service (NHS – il sistema sanitario britannico), con l'obiettivo di contrastare l'eventuale carenza di dosi. In parole semplici, con questa procedura si vorrebbe garantire l'intera copertura sfruttando due prodotti differenti, nel caso in cui per la seconda dose non fosse disponibile lo stesso vaccino somministrato con la prima iniezione. Dunque solo in casi eccezionali.
Il nuovo studio sembra tuttavia andare oltre questa indicazione, puntando a determinare se sia possibile ottenere benefici dal Mix-and-Match, come ad esempio una maggiore produzione di anticorpi, e non di utilizzarlo soltanto come procedura di emergenza. Come sottolineato dalla BBC, il nuovo studio chiamato “Com-Cov” sarà condotto da scienziati del National Immunization Schedule Evaluation Consortium e vedrà il coinvolgimento di oltre 800 cittadini britannici, tutti con un'età superiore ai 50 anni. La scelta di questa fascia della popolazione non sorprende, tenendo presente che più si sale con l'età e minore e la “prontezza” del sistema immunitario. Non a caso negli anziani i vaccini hanno un'efficacia tendenzialmente minore rispetto ai giovani. Con questa sperimentazione si verificherà anche l'efficacia contro le nuove varianti in circolazione, nelle quali stanno comparendo mutazioni con una certa resistenza ai vaccini. “Date le inevitabili sfide dell'immunizzazione di massa contro la COVID-19 e i potenziali limiti dell'offerta globale, ci sono chiari vantaggi nell'avere dati che potrebbero supportare un programma di immunizzazione più flessibile, se necessario e se approvato dalle autorità regolatorie”, ha dichiarato il professor Jonathan Van-Tam, vice direttore medico. “È anche anche possibile che combinando i vaccini, la risposta immunitaria possa essere migliorata fornendo livelli di anticorpi ancora più elevati che durano più a lungo. A meno che questo non venga valutato in una sperimentazione clinica, non lo sapremo”, ha aggiunto lo scienziato.
Gli organizzatori dello studio specificano che tutti i cittadini britannici cui è stata somministrata una prima dose di un determinato vaccino riceveranno la seconda dello stesso, e che per il momento l'inoculazione combinata riguarderà la sola sperimentazione. Lo studio andrà avanti per 13 mesi e nella prima parte i volontari riceveranno una dose del vaccino di AstraZeneca-Oxford-Irbm e una di Pfizer-BioNTech (o viceversa), ma più avanti potrebbero essere coinvolte anche altre preparazioni. I partecipanti riceveranno la seconda dose a 4 o a 12 settimane dalla prima. I primi risultati della ricerca britannica saranno resi disponibili entro giugno e potranno essere utili anche per gestire la seconda fase della campagna vaccinale di massa, quella che coinvolgerà la popolazione giovane-adulta e sana, che attualmente non rientra nelle fasce prioritarie. Quando il National Health Service comunicò l'intenzione di combinare i vaccini diversi scienziati parlarono di “far west della vaccinazione”, proprio perché mancavano i dati a sostegno di un approccio di questo tipo. Il nuovo studio colmerà questi dubbi.