Nel Pacifico c’è una mostruosa isola di plastica causata da noi: rifiuti fino a 2 km di profondità
Nel cuore dell'Oceano Pacifico è presente uno dei più grandi “monumenti” all'inciviltà dell'uomo, una colossale isola di plastica galleggiante – chiamata Pacific Trash Vortex o Great Pacific Garbage Patch – le cui dimensioni sono a dir poco sconvolgenti. Si spazia infatti in un range che va dai 700mila chilometri quadrati (più del doppio dell'Italia, che misura 300mila km2) a 15 milioni di chilometri quadrati, più o meno quanto la Russia. Secondo gli esperti dell'organizzazione non governativa dei Paesi Bassi The Ocean Cleanup, la sua estensione sarebbe invece di 1,6 milioni di chilometri quadrati, circa le dimensioni della grande Mongolia.
Definire le reali dimensioni di questa isola di plastica non è semplice poiché i pezzi di grandi dimensioni non sono i più diffusi, e molta della plastica galleggia appena al di sotto della superficie. Ciò impedisce di avere un quadro preciso della sua estensione attraverso ricognizioni aeree e satellitari. Ora, grazie a un nuovo studio, si è scoperto che questa gigantesca isola non rappresenta un problema solo per gli strati superficiali della colonna d'acqua, ma anche di quelli più profondi. In parole semplici, la Pacific Trash Vortex non si estende molto solo in larghezza, ma anche in altezza, come fosse un gigantesco blocco monolitico che arriva a profondità non ancora comprese.
A studiare per la prima volta l'estensione in altezza della grande chiazza di immondizia del Pacifico è stato proprio un team della The Ocean Cleanup Foundation di Rotterdam, che grazie a una nave da ricerca scientifica ha calato peculiari reti in grado di catturare plastiche e microplastiche dalla colonna d'acqua, fino a 2 chilometri da profondità. La maggior parte dei frammenti raccolti spaziava tra i 500 micrometri e i 5 centimetri di dimensione, rispettivamente con concentrazioni inferiori a 0,001 pezzi per metro cubo e a 0,1 µg per metro cubo nel mare più profondo. Durante la missione, durata mesi, sono stati raccolti anche oltre 10mila rifiuti di grandi dimensioni.
Secondo gli scienziati guidati dal dottor Matthias Egger i rifiuti più grandi dell'isola di plastica si stanno disgregando, lasciando fluire verso il fondo frammenti sempre più piccoli (principalmente composti da polietilene e polipropilene), ormai sono totalmente entrati nel cuore degli ecosistemi marini. Lo dimostra anche una nuova ricerca dell'Università Statale dello Utah, in base alla quale è stato calcolato che ogni anno piovono oltre mille tonnellate di microplastiche – pari a 123 milioni di bottiglie – sulle aree protette degli Stati Uniti occidentali, particelle che hanno un ciclo del tutto assimilabile a quello dell'acqua.
Ogni anno produciamo circa 350 milioni di tonnellate di plastica, delle quali 8 milioni finiscono nei mari e negli oceani. Gli scienziati riescono a tracciare solo una piccola parte di questi rifiuti, ma ora, grazie allo studio della The Ocean Cleanup Foundation, è chiaro dove si trovino molti di quelli "sfuggenti". Sotto le gigantesche isole di plastica, che si formano a causa delle correnti oceaniche e che raccolgono e concentrano i rifiuti gettati in mare, responsabili di enormi sofferenze per la fauna marina. Secondo un'indagine della Marina militare degli Stati Uniti, il peso dell'isola di plastica del Pacifico è stata stimata in 3 milioni di tonnellate, ma secondo gli autori della ricerca, le microplastiche che galleggiano sotto di essa hanno un peso almeno pari a quello della superficie, pertanto la stima dovrebbe essere raddoppiata.
Sono numeri impressionanti, che sottolineano quanto grave e profondo è l'impatto dell'uomo sull'ecosistema marino, un danno incalcolabile che ci si sta anche ritorcendo contro. Ogni settimana si stima infatti che ingeriamo ben 5 grammi di microplastiche, pari al peso di una carta di credito. I dettagli della ricerca sull'isola del Pacifico sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science Advances.