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Nanocubi d’argento per diagnosticare l’Alzheimer: cosa sono e come funzionano

La tecnica all’avanguardia è stata messa a punto da ricercatori italiani in collaborazione con una equipe russa. I nanocubi d’argento a contatto con i fluidi corporei individuano le minime firme molecolari delle patologie neurodegenerative.
A cura di Andrea Centini
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Un nutrito team di ricercatori italiani del CNR e dell'Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con colleghi russi dell'Università di Saratov, hanno elaborato una tecnica all'avanguardia per diagnosticare precocemente le malattie neurodegenerative alla stregua del morbo di Alzheimer e del morbo di Parkinson. Il test messo a punto dagli studiosi si basa sull'utilizzo di nanoparticelle d'argento a forma di cubo, le quali, messe a contatto con fluidi corporei come urina, sangue e liquido cefalorachidiano, noto anche come liquido cerebrospinale, riescono a far emergere i precursori molecolari delle suddette malattie, permettendo di conseguenza una diagnosi tempestiva. Questi microscopici nanocubi d'argento hanno un diametro di appena un nanometro (un miliardesimo di metro), e per diventare funzionali debbono essere attivati attravero un laser.

Il funzionamento dei nanocubi d'argento
Il funzionamento dei nanocubi d'argento

“L’irraggiamento laser ‘accende’ infatti i nanocristalli producendo un intenso campo elettrico che amplifica di circa un milione di volte il segnale delle molecole aderenti alla superficie dei nanocristalli stessi”, ha sottolineato il professor Paolo Matteini, autore principale dello studio in forze all'Istituto di fisica applicata (Ifac-Cnr) ‘Nello Carrara', ubicato a Sesto Fiorentino. “Il segnale così rivelato – ha proseguito lo studioso – fornisce informazioni uniche su composizione e struttura della biomolecola che viene riconosciuta anche in minime tracce”. Si tratta di una tecnica estremamente efficace e promettente, che tuttavia richiede ancora diversi test per essere promossa a livello clinico, come ha indicato Roberto Pini, direttore dell’istituto toscano.

Il lavoro di ricerca degli studiosi è stato agevolato da un peculiare microscopio elettronico a scansione installato a Catania, che è in grado di analizzare la struttura dei nanocubi e determinarne il rapporto con le firme molecolari delle patologie neurodegenerative. La tecnica adottata è una alternativa della cosiddetta spettroscopia Raman amplificata da superfici (SERS) ed è basata su un mezzo acquoso a pH fisiologico. I ricercatori si sono avvalsi anche di una simulazione al computer per interpretare il livello di interazione tra i nanocubi e i biomarcatori. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata ACS Nano.

[Illustrazione di Alterfines]

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