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Morto il premio Nobel per la Chimica Mario Molina: scoprì la causa del buco nell’ozono

Il Premio Nobel per la Chimica Mario Molina ha perso la vita a causa di un attacco di cuore che lo ha colpito nella sua Città del Messico. Lo scienziato, deceduto a 77 anni, fu premiato dall’Accademia Reale Svedese delle Scienze nel 1995 per aver scoperto il ruolo dei clorofluorocarburi (CFC) nella formazione del buco nell’ozono.
A cura di Andrea Centini
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Il premio Nobel per la Chimica Mario Molina si è spento a Città del Messico (sua città natale) all'età di 77 anni, a causa di un attacco di cuore. Ad annunciarlo l' Università Nazionale Autonoma del Messico, nella quale aveva conseguito la laurea nel 1965 e dove aveva mosso i primi passi della propria folgorante carriera scientifica. Lo scienziato conquistò il più ambito dei riconoscimenti scientifici nel 1995 per i propri studi sul buco nell'ozono sopra l'Antartide, che aveva contribuito anche a scoprire.

Più nello specifico, Molina fu premiato dall'Accademia Reale Svedese delle Scienze per la scoperta dell'impatto dei clorofluorocarburi (CFC) sul buco nell'ozono. Si tratta di composti chimici – come il refrigerante diclorodifluorometano (R-12 o Freon-12) – che hanno la capacità la capacità di degradare lo strato protettivo di ozono e di ampliare la voragine in modo significativo, a causa delle reazioni che determinano. Grazie al suo pionieristico lavoro e a quello di altri colleghi, il 6 settembre del 1987 fu firmato lo storico Accordo di Montreal, attraverso il quale le nazioni presero l'impegno di ridurre l'utilizzo e la produzione di clorofluorocarburi (e altri composti) in grado di minare l'integrità dell'ozonosfera.

Molina, il cui nome completo era Mario José Molina-Pasquel Henríquez, due anni dopo la laurea nel Paese natale conseguì la specialistica in "Cinetica di polimerizzazione" presso l' Università Albert Ludwigs di Friburgo, in Germania, mentre nel 1972 si fregiò del dottorato di ricerca in Chimica Fisica presso l'Università della California di Berkeley, negli Stati Uniti. Proprio negli USA Molina ha condotto larga parte delle sue ricerche, lavorando per le più prestigiose istituzioni scientifiche; tra esse il Jet Propulsion Laboratory della NASA e il Massachusetts Institute of Technology, meglio conosciuto con l'acronimo di MIT. Nel 2000 lo è stato nominato anche alla Pontificia Accademia delle Scienze.

Come indicato, le ricerche che lo portarono alla conquista del Nobel per la Chimica furono quelle sui clorofluorocarburi. In un articolo pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Nature, Molina teorizzò che i CFC liberati in atmosfera potevano reagire con la radiazione solare, e una volta degradati avrebbero rilasciato atomi di cloro in grado di legarsi all'ozono e dissolverlo. Fu dimostrato che proprio questo meccanismo era alla base dell'ampliamento del buco dell'ozono, e per questo era necessario intervenire duramente contro i composti responsabili, utilizzati in tutto il mondo come refrigeranti e propellenti.

Molina fu premiato nel 1995 assieme ai colleghi Paul J. Crutzen e Frank Sherwood Rowland. È stato il primo messicano a essere insignito col Nobel per la Chimica. Si è spento il 7 ottobre, proprio nel giorno in cui l'Accademia Reale Svedese delle Scienze ha assegnato il Nobel per la Chimica 2020, alle due scienziate Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna per aver sviluppato la rivoluzionaria tecnica di editing genetico CRISPR-CAS9.

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