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Morte ‘in diretta’ di una stella, fatta a pezzi da un buco nero

Grazie a due potentissime reti di radiotelescopi, delle quali fanno parte anche tre strumenti italiani, un team internazionale di 36 studiosi ha osservato per la prima volta un completo “evento di distruzione mareale” o TDE, una stella fatta a brandelli dalla devastante forza gravitazionale di un buco nero supermassiccio.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta è stata osservata ‘in diretta' la morte di una stella fatta completamente a pezzi da un buco nero supermassiccio, dall'inizio alla fine dello spuntino spaziale. L'evento si è verificato a 150 milioni di anni luce da noi (quindi 150 milioni di anni fa) nel cuore di una coppia di galassie in collisione chiamata Arp 299.

Nel gennaio 2005 i ricercatori guidati da Seppo Mattila dell’Università di Turku (Finlandia) e da Miguel Perez-Torres dell’Istituto di astrofisica di Andalusia (Spagna) individuarono una serie di forti emissioni nell'infrarosso provenire dal centro di una delle due galassie di Arp 299. Inizialmente gli astrofisici credettero si trattasse di una supernova, una potentissima esplosione stellare, tuttavia grazie alle osservazioni con due reti di radiotelescopi – European Vlbi Network (Evn) e Very Long Baseline Array (Vlba) – durate un decennio è emersa la verità.

Il buco nero supermassiccio al centro di una delle due galassie, un ‘mostro' con una massa 20 milioni di volte quella del Sole, stava disintegrando una sfortunata stella trovatasi a contatto con la sua devastante attrazione gravitazionale. Il fenomeno viene chiamato dagli scienziati “evento di distruzione mareale” o TDE, acronimo dell'anglosassone Tidal Disruption Event. La stella finita nel raggio d'azione del buco nero è stata fatta a brandelli e la sua materia ha formato un disco di accrescimento attorno al ‘cuore di tenebra' mentre veniva divorata. La digestione del pasto stellare è stata osservata dalla proiezione di potentissimi getti energetici verso lo spazio profondo, catturati dalle reti di radiotelescopi tra i quali vi erano anche quelli italiani dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Cagliari, Medicina e Noto.

Lunghezze d'onda radio di Arp299 che mostra l'emissione dei getti Credit: Bill Saxton,Nrao/Aui/Nsf
Lunghezze d'onda radio di Arp299 che mostra l'emissione dei getti Credit: Bill Saxton,Nrao/Aui/Nsf

“Mai prima d’ora siamo stati in grado di osservare direttamente la formazione e l’evoluzione di un getto creato da uno di questi eventi”, ha dichiarato il professor Perez-Torres. Gli ha fatto eco l'astronomo Marco Bondi dell'INAF, uno dei 36 scienziati che ha collaborato al progetto: “Per la prima volta si è potuto osservare anche la creazione di un getto radio prodotto dal fenomeno di rapido accrescimento ed è stato possibile seguire la sua evoluzione su un arco di tempo di diversi anni, grazie anche al contributo dei radiotelescopi dell’INAF che hanno osservato congiuntamente alla rete europea e americana”. I dettagli sullo spuntino stellare sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

[Credit: Sophia Dagnello, Nrao/Aui/Nsf; Nasa, Stsci]

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