Moderna studia modifiche al vaccino e “una possibile terza dose” contro le varianti Covid
Il vaccino anti-Covid di Moderna (mRna-1273) è efficace anche contro le varianti mutate del coronavirus. Lo ha annunciato l’azienda statunitense di biotecnologie che condotto studi di neutralizzazione in vitro con il siero derivato dal sangue di persone vaccinate. I risultati, pubblicati in pre-print su BioRxiv, indicano che “non è stata osservata alcuna riduzione nella capacità neutralizzante” contro la variante inglese (B.1.1.7) ma è stata misurata “una neutralizzazione ridotta ma ancora significativa” contro la variante sudafricana (B.1.351).
Possibile terza dose di vaccino
Gli anticorpi indotti dalla somministrazione di due dosi a distanza di 28 giorni una dell’altra sono stati dunque in grado di riconoscere le versioni mutate di Sars-Cov-2 ma, per assicurare una più elevata protezione, l’azienda testerà una terza dose di richiamo per rafforzare ulteriormente la risposta immunitaria contro la variante sudafricana. “Mentre cerchiamo di sconfiggere il virus COVID-19, che ha causato la pandemia, crediamo che sia fondamentale essere proattivi mentre il virus si evolve” ha dichiarato Stéphane Bancel, Chief Executive Officer di Moderna. In totale, quindi, una volta conclusa questa sperimentazione, le dosi del vaccino di Moderna potrebbero diventare tre.
Modifiche contro le varianti più preoccupanti
La società sta inoltre valutando una nuova sperimentazione clinica con un vaccino modificato per garantire una protezione migliore contro le nuove varianti. La tecnologia utilizzata (mRna messaggero) consente di aggiornare facilmente la sequenza che codifica per la proteina Spike di Sars-Cov-2, ovvero il gene S che nella variante sudafricana e anche in quella brasiliana, presenta mutazioni potenzialmente associate alla capacità del virus di aggirare la risposta anticorpale del sistema immunitario.
In particolare, la mutazione E484K presente nel sito di legame al recettore (RBD) della proteina Spike che il virus utilizza per agganciare le cellule umane e penetrare al loro interno. Una migliore corrispondenza della sequenza veicolata dal vaccino può dunque essere vantaggiosa perché indurrebbe la produzione di anticorpi in grado di riconoscere con più alta specificità le varianti con tali mutazioni.