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Miranda, la giovane scienziata nemica della plastica: ha scoperto come combattere l’inquinamento

La giovane ha creato assieme all’amica e collega Jennifer Yao un catalizzatore in grado di trasformare la plastica impossibile da riciclare in un composto chimico organico e liquido utilizzabile per numerose applicazioni. Entro la fine dell’anno dimostreranno l’efficacia del processo su tonnellate di rifiuti.
A cura di Andrea Centini
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Una ragazza canadese di 23 anni, Miranda Wang, ha creato un nuovo sistema per trasformare la plastica più difficile da riciclare in un composto liquido-organico che può essere riutilizzato in numerose applicazioni, dai tessuti ai componenti elettronici e per le auto. La giovane si è interessata al problema del riciclaggio della plastica sin dalla terza media, e durante gli studi universitari, assieme all'amica Jennifer Yao ha scoperto che attraverso un apposito catalizzatore era possibile degradare i polimeri della plastica più resistente e/o contaminata – come il polietilene – attraverso un processo efficace e ‘amico dell'ambiente'.

L'idea è nata dal fatto che non tutta la plastica che produciamo è riciclabile; le procedure standard, infatti, si applicano soprattutto al cosiddetto PET – la plastica delle bottiglie d'acqua – e all'HDPE. Soltanto una bassissima percentuale del diffuso polietilene può essere riciclata, poiché spesso è troppo contaminata da grasso e cibo e viene scartata. Non a caso delle oltre 8,3 miliardi di tonnellate di plastica prodotte dagli anni '50 sino ad oggi, ben 6,3 sono ancora presenti sul nostro pianeta, soprattutto negli oceani, a causa del lentissimo processo di degradazione naturale. Basti pensare che per far ‘sparire' un semplice sacchetto di plastica in natura possono essere necessari 450 anni. Inoltre i processi di riciclo più complessi possono essere costosi, richiedono elevate temperature e spesso producono sostanze volatili altamente inquinanti, per questo Wang e Yao hanno deciso di sviluppare una tecnica alternativa.

Miranda Wang e Jennifer Yao. Credit: BioCellection
Miranda Wang e Jennifer Yao. Credit: BioCellection

Dopo aver fondato la società BioCellection, iniziarono con batteri in grado di consumare la plastica, ma dopo numerosi esperimenti si accorsero che il processo era troppo lento e che i microorganismi preferivano mangiare i residui di cibo e grasso. Così hanno messo a punto un catalizzatore liquido che riesce a operare a 120° centigradi e a pressione ambientale, trasformando i polimeri plastici in un “liquido chimico riutilizzabile”. Questo processo, in parole semplici, prevede lo sminuzzamento dei rifiuti plastici normalmente non riciclabili, e dopo averli inseriti in una sorta di bollitore di vetro con il catalizzatore, avviene una degradazione dei legami atomici della plastica che ne generano di nuovi con 4-9 atomi di carbonio. Il materiale ottenuto non è un liquido plastico, ma un liquido chimico, come l'acido adipico, un precursore dal quale possono essere ottenuti nylon, tessuti e componenti elettronici, senza passare per il petrolio come si fa normalmente per ottenerli. "La nostra innovazione utilizza i rifiuti di plastica sostituendo il petrolio come risorsa per filiere sostenibili”, ha sottolineato la Wang.

BioCellection al momento è in grado di convertire quasi il 90 percento dei rifiuti plastici entro tre ore, ma entro il 2018 la soglia dovrebbe arrivare quasi il 100 percento. "Il nostro processo al momento non è ancora in grado di raggiungere il 100 percento perché siamo in un sistema di laboratorio, quindi molte delle reazioni possono essere ulteriormente ottimizzate", ha spiegato la Wang. Per ora le quantità di rifiuti riciclabili sono limitate, ma è già in progettazione un sistema che permetterà di lavorare con tonnellate di rfiuti. Entro la fine dell'anno, infatti, la BioCellection condurrà una dimostrazione del suo processo, con lo scopo di convertire 17 tonnellate di rifiuti di plastica in 6 tonnellate di sostanze chimiche utili. Il tutto dovrebbe impiegare 3 mesi di tempo. Per questo già diverse società – in particolar modo del settore della moda – stanno seguendo con interesse il progetto, che mira a ridurre drasticamente la plastica che finisce ogni anno negli oceani, ben 8 milioni di tonnellate ogni anno.

[Credit: BioCellection]

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