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Miliardi di anni fa Marte era bersagliato da devastanti piogge torrenziali

Analizzando immagini satellitari e topografia di un centinaio di antichi letti di bacini e canali su Marte, un team di ricerca dell’Università del Texas di Austin ha determinato che il Pianeta Rosso miliardi di anni fa era probabilmente investito da piogge torrenziali devastanti. In un singolo evento – del quale non si conosce la durata – potevano colmare bacini profondi dai 4 ai 159 metri.
A cura di Andrea Centini
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Tra i 3,5 e i 4 miliardi di anni fa Marte era completamente diverso dall'arido e gelido che pianeta che conosciamo oggi. Era infatti solcato da fiumi e laghi, alimentanti da abbondanti precipitazioni di pioggia e neve che per la prima volta sono state quantificate dagli scienziati. Grazie a un modello matematico è stato determinato che le precipitazioni, in un singolo episodio, per riempire i letti dei canali e degli antichi laghi (osservabili ancora oggi) dovevano essere comprese tra i 4 e i 159 metri. Ciò significa che gli eventi potevano essere "apocalittici", con piogge torrenziali da far impallidire quelle sulla Terra.

A calcolarlo è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati dell'Università del Texas di Austin, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Marshall Space Flight Center della NASA. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Gaia Stucky de Quay della Jackson School of Geosciences presso l'ateneo texano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato a fondo le immagini di un centinaio di laghi a bacino aperto o chiuso e i canali associati, che appunto si ritiene si siano formati tra i 3,5 e i 4 miliardi di anni fa. La differenza tra bacino aperto e chiuso è fondamentale; quelli aperti venivano infatti colmati dalle precipitazioni e i loro argini distrutti, determinano lo straripamento e la nascita dei canali. “C'era molta pioggia o scioglimento della neve per riempire quei canali e laghi”, ha dichiarato in un comunicato stampa Gaia Stucky de Quay. “Adesso (il pianeta) è completamente asciutto. Stiamo cercando di capire quanta acqua c'era e dove è finito tutto quanto”.

Per determinare quanta acqua fosse necessaria per colmare i bacini d'acqua, hanno combinato immagini satellitari e topografica, misurando superfici e volumi dei laghi e calcolando l'effetto di evaporazione scaturito. Da qui è stato determinato l'ampio intervallo tra 4 e 159 metri delle singole precipitazioni. Secondo le misurazioni di Stucky de Quay e colleghi, gli indici di aridità dei laghi a bacino aperto suggeriscono che alcune regioni del Pianeta Rosso potrebbero aver avuto un'umidità simile a quella degli ambienti terrestri semi-aridi.

Come sottolineato dagli autori dello studio, l'evoluzione del clima di Marte resta ancora un grande mistero, essendo passato da una condizione ricca di acqua liquida a quella attuale, legata alla perdita dell'atmosfera (oggi estremamente rarefatta). Gli scienziati ora vogliono comprendere per quanto tempo si protraessero i singoli eventi torrenziali (o di scioglimento della neve). Proprio sul letto di uno di questi bacini, il Jezero, il prossimo febbraio arriverà il nuovo rover della NASA, “Perseveance”, che andrà a caccia di tracce di vita aliena presente e passata. I dettagli della ricerca “Precipitation and aridity constraints from paleolakes on early Mars” sono stati pubblicati sulla rivista Geology.

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