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Melanoma, nel 2050 diminuirà il tasso di mortalità, ma non per gli over 70: ecco perché

Grazie a un modello matematico è stato stimato che nel 2050, a causa dell’invecchiamento della popolazione, ci sarà un aumento nel numero di morti provocati dal melanoma, ma si registrerà un sensibile riduzione nel tasso di mortalità.
A cura di Andrea Centini
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cancro melanoma cover

Attraverso una sofisticata simulazione al computer, un team di ricerca dell'International Prevention Research Institute di Lione (Francia) ha stimato che entro il 2050 il tassò di mortalità legato al melanoma, il più aggressivo e diffuso cancro maligno della pelle, si ridurrà sensibilmente, tuttavia il numero di morti sarà destinato ad aumentare a causa dell'invecchiamento della popolazione. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Alice Koechlin, hanno incrociato una notevole mole di dati provenienti da database americani, australiani e svedesi, determinando l'andamento della mortalità provocata dal melanoma tra il 2014 e il 2050 – sia tra gli uomini che tra le donne – tenendo presente l'eventualità che verrà o non verrà sviluppata una terapia efficace nel trattarlo. Per questo tipo di cancro, che provoca la maggior parte dei decessi nei casi di tumori della pelle (75%), non esiste ancora una cura effettiva, anche se di recente è stata analizzata una molecola in gradi di fermare il fenomeno, al di là della rimozione chirurgica fatta per tempo: se diagnosticato nelle prime fasi, le probabilità di sopravvivenza sono infatti altissime, ma crollano drasticamente qualora esso venisse scoperto nelle ultime.

Secondo il team Koechlin le persone con più elevata possibilità di morire a causa di un melanoma sono quelle nate tra i primi del ‘900 ed il 1960, poiché fino ad allora non erano ben conosciuti i rischi delle radiazioni ultraviolette (UV); basti pensare che all'epoca erano incoraggiati i ‘bagni di sole' nelle ore più calde della giornata, mentre i bambini piccoli venivano trattati con macchinari che emettevano raggi UV. Tali procedure, catalizzate dalla scoperta della vitamina D e dal fatto che le esposizioni erano in grado di contrastare patologie come il rachitismo, iniziarono a diradarsi proprio a partire dagli anni '60, quando si ebbero i primi segnali della pericolosità dei raggi del sole. Il rischio di ammalarsi, infatti, con una adeguata protezione dai raggi solari si riduce sensibilmente.

Se verrà individuata una terapia efficace – ha sottolineato la dottoressa Koechlin – il numero di morti diverrà sempre più raro per le persone al di sotto dei 50 anni di età, mentre dal 2050 in avanti i decessi per melanoma riguarderanno solo gli over 70″. Un aiuto concreto nella lotta al melanoma potrebbe giungere anche dai ricercatori dell'Università di Stanford, che recentemente hanno sviluppato un'intelligenza artificiale in grado di diagnosticare il cancro della pelle con la stessa capacità di un bravo dermatologo. I dettagli dello studio francese sono stati divulgati durante il congresso 2017 della ECCO-the European CanCer Organisation, attualmente in corso di svolgimento nei Paesi Bassi.

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