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Materiale organico extraterrestre trovato nel cuore delle montagne sudafricane

Grazie a una tecnica chiamata “spettroscopia di risonanza paramagnetica elettronica” (EPR) un team di ricerca internazionale guidato da scienziati francesi ha identificato un sottile strato di materiale organico extraterrestre nelle rocce dei Monti Makhonjwa. Sarebbe precipitato 3,3 miliardi di anni fa assieme a piccoli meteoriti.
A cura di Andrea Centini
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I Monti Makhonjwa, dov'è stato trovato il materiale organico
I Monti Makhonjwa, dov'è stato trovato il materiale organico

Nelle rocce del deposito vulcanico di Josefsdal Chert, in Sudafrica, è stato trovato un sottile strato di materiale organico extraterrestre di 3,3 miliardi di anni. Sarebbe precipitato sul nostro pianeta a “bordo” di piccoli meteoriti; la sua scoperta suffragherebbe la teoria della panspermia, cioè la diffusione dei semi della vita – in questo caso molecole basate sul carbonio – in tutto l'Universo. A scoprire il materiale organico è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Istituto di Ricerca Chimica di Parigi (CNRS), che hanno collaborato con i colleghi del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Bologna, del LASIR (Laboratoire de Spectrochimie Infrarouge et Raman), dell'Università di Tours, del Centre de Biophysique Moléculaire (CBM) e di altri centri di ricerca francesi.

Il deposito. Durante le analisi delle rocce del Josefsdal Chert, che si trova incastonato nei Monti Makhonjwa nella provincia di Mpumalanga, nella zona orientale del Sudafrica al confine con lo Swaziland, gli scienziati guidati dal professor Didier Gourier hanno individuato un sottile strato (spesso appena due millimetri) con caratteristiche peculiari, molto diverse da quelle riscontrate nelle comuni rocce terrestri. Attraverso una tecnica chiama spettroscopia di risonanza paramagnetica elettronica (EPR), Gourier e colleghi hanno determinato che si tratta di materiale organico insolubile di 3,3 miliardi di anni. Nello specifico, hanno individuato molecole molto simili a quelle presenti nelle condriti carbonacee (meteoriti) con composti organici, oltre a una combinazione anomala di nanoparticelle di ferro, cromo e nichel.

I risultati. “Questa è la prima volta che abbiamo trovato prove reali di carbonio extraterrestre nelle rocce terrestri”, ha dichiarato in un'intervista a New Scientist la coautrice dello studio Frances Westall, astrobiologa presso il Center for Molecular Biophysics (CMB) di Orleans, in Francia. Secondo gli scienziati questo strato di materiale organico extraterrestre si sarebbe formato in seguito a un "bombardamento" di micrometeoriti, che miliardi di anni fa precipitavano costantemente sulla Terra a causa dell'assenza di un'atmosfera-scudo come quella attuale. Mescolandosi con la cenere vulcanica avrebbero dato vita a questi peculiari composti identificati sui monti sudafricani (noti anche come Barberton Greenstone Belt). Non è chiaro come e se questa pioggia di micrometeoriti possa aver dato un contributo all'evoluzione della vita, ma secondo molti scienziati la "scintilla" della sua origine sarebbe legata proprio a eventi come questo. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Geochimica et Cosmochimica Acta.

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