26 Marzo 2015
14:09

Marijuana, la politica tolleranza zero a scuola non funziona

Viceversa far parlare lo studente con il professore accresce la possibilità che il giovane si allontani dal consumo di cannabis.
A cura di Redazione Scienze

Punire o parlare, denunciare o chiamare l'esperto? La migliore risposta correttiva nei confronti dei giovani che consumano marijuana, laddove vietata, è stata oggetto di una ricerca condotta in due università apparentemente lontane, quella di Washington e quella di Victoria, in Australia. Le due regioni sono state scelte perché, all'epoca in cui è stata condotta la ricerca – tra il 2002 e il 2003 – entrambi vietavano il consumo di cannabis, avendo inoltre caratteristiche demografiche e culturali simili. Allo stesso tempo, però, la prassi disciplinare delle scuole differiva profondamente, poiché nello stato di Washington uno studente trovato in possesso di cannabis veniva sospeso, mentre nella Victoria il discente parla il docente. "Il risultato è stato sorprendente", ha ammesso Richard Catalano, co-autore della ricerca, professore di scienze sociali e cofondatore del Social Development Research Group dell'Università di Washington.

"Le sospensioni sicuramente non hanno un effetto deterrente. Anzi precisa ancora Catalano – vale esattamente l'opposto". Secondo i dati raccolti, la recidività degli studenti nella detenzione della droga è 1,6 volte maggiore nello stato statunitense rispetto a quello australiano, identificando dunque una maggiore inefficacia della punizione rispetto all'approccio dialogico. Lo studio, pubblicato il 19 marzo dall'American Journal of Public Health, precisa anche che l'attività di consulenza prestata dal professore nel 50% dei casi riesce effettivamente a distogliere lo studente dal consumo di marijuana. Altre risposte disciplinari – iscrizione ad un programma educativo, espulsione, denuncia e obbligo di consultazione con un esperto o un infermiere – non hanno sortito alcun effetto, né positivo né negativo. Inizialmente lo studio era stato avviato per sondare le abitudini dei giovani rispetto a consumi nocivi come sigarette, marijuana, eroina, ecstasy e cocaina. Successivamente, anche sulla spinta delle nuove leggi che permettono il consumo di cannabis per scopo ricreativo a Washington, gli esperti hanno deciso di concentrare l'attenzione sugli effetti deterrenti di determinate politiche sull'uso di beni non solo potenzialmente pericolosi per la salute dell'uomo, ma anche illeciti.

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