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Mano robotica rivoluzionaria impiantata a due donne italiane: imita il tatto delle vere dita

Un team di ricerca internazionale guidato da italiani ha realizzato una mano robotica rivoluzionaria, in grado di inviare sensazioni tattili così precise ed efficaci che i pazienti le sentono parti del proprio corpo. Il segreto è in un sofisticatissimo codice messo a punto da esperti di robotica, neurologia e matematica.
A cura di Andrea Centini
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Due donne italiane, Loretana Puglisi e Almerina Mascarello, hanno potuto sperimentare una mano bionica rivoluzionaria, in grado di trasmettere sensazioni così naturali ed efficaci che il cervello la scambia per un vero arto. L'ha messa a punto un team di ricerca internazionale guidato da studiosi italiani dell'Istituto di BioRobotica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che hanno collaborato con i colleghi dell’École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), dell’Università di Friburgo e del Policlinico Gemelli di Roma.

Gli studiosi, guidati dal professor Silvestro Micera, docente di Bioingegneria presso l'ateneo toscano e titolare della Cattedra Bertarelli in Neuroingegneria Translazionale all'istituto svizzero, hanno ottenuto questo storico risultato sviluppando un codice sofisticatissimo, in grado di trasmettere ai nervi del braccio amputato (dove si collega la protesi) l'intero ventaglio di percezioni che una mano naturale invia normalmente al cervello. Questa soluzione fa compiere alle protesi robotiche un balzo in avanti epocale, rendendole sempre più naturali ed efficienti. “Riuscire a sentire di nuovo sensazioni in un arto fantasma, ovvero in una mano che non c’è più è un passo importante verso lo sviluppo di protesi davvero funzionali. Per la prima volta ho percepito la protesi come un naturale prolungamento del mio corpo e non come una parte esterna”, ha dichiarato entusiasta la signora Puglisi.

La realizzazione di questo “miracolo tecnologico” è stata possibile grazie alla collaborazione di un copioso team multidisciplinare composto da esperti di robotica, matematica e neurologia, tutti uniti con l'unico obiettivo di far progredire questo delicato ambito della medicina. Del resto, una mano robotica quanto più simile a una vera migliora enormemente la qualità della vita dei pazienti, che possono così tornare a una completa autonomia. Il segreto della ricetta è quello di essere partiti non dalla mano robotica in sé, come spiegato dal primo autore dello studio Giacomo Valle, bensì “dalla sorgente dell’informazione tattile, cercando di riprodurre in modo più accurato possibile la dinamica dei neuroni nelle dita nel momento in cui una mano tocca un oggetto”. “Così – ha aggiunto lo studioso – abbiamo trasmesso al sistema nervoso del paziente un segnale che è stato subito riconosciuto come naturale”.

Grazie a questo profondo feedback sensoriale i pazienti possono compiere un'infinità di azioni, come suonare una tastiera, fare una carezza o colpire duro, ha sottolineato il coautore dello studio Paolo Maria Rossini. La rivoluzionaria mano robotica è stata realizzata in seno al progetto NEBIAS finanziato dalla Commissione europea, mentre i dettagli sul suo rivoluzionario codice sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Neuron.

[Credit: Scuola Superiore Sant'anna di Pisa]

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