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L’idrogeno “blu” può essere peggio del carbone e del gas per il clima, secondo uno studio

Secondo due scienziati americani delle prestigiose università Cornell e di Stanford, l’idrogeno blu promosso come “pulito per l’ambiente” non lo sarebbe affatto. Il processo produttivo, infatti, immetterebbe in atmosfera più gas serra rispetto a quello legato all’uso diretto del metano, del carbone e del gasolio.
A cura di Andrea Centini
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Come emerso dal recente Sixth Assessment Report, l'ultimo e più approfondito studio sui cambiamenti climatici realizzato dagli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell'ONU, il riscaldamento globale è principalmente opera dell'uomo. Abbiamo a disposizione ancora pochissimo tempo per riparare i danni arrecati al pianeta e scongiurare la catastrofe climatica, tuttavia l'unica soluzione è passare rapidamente – e senza compromessi – alle energie rinnovabili, mettendo definitivamente una pietra sopra ai combustibili fossili. Tra le strade virtuose da seguire vi è anche quello dell'idrogeno, l'elemento più comune dell'universo che è in grado fornire energia senza rilasciare carbonio nell'atmosfera, il principale catalizzatore del cambiamento climatico. Il cosiddetto “idrogeno blu” è stato spesso promosso come fonte di energia pulita, ma secondo un nuovo studio pubblicato su Energy Science & Engineering le cose non starebbero affatto così. Anzi, l'idrogeno blu potrebbe essere persino più deleterio per il clima del carbone, del gasolio e di altri combustibili fossili. Com'è possibile?

Per comprenderlo, innanzitutto bisogna spiegare cos'è l'idrogeno blu. Sebbene sia il composto più comune dell'universo, sulla Terra l'idrogeno non si trova praticamente mai da solo, ma è legato ad altri elementi e per questo deve essere separato, scisso. Il metodo principale per ottenere idrogeno prevede l'uso del metano, un gas naturale (con un effetto serra 100 volte superiore alla CO2) composto da un atomo di carbonio e quattro di idrogeno. La procedura prevede l'uso di vapore e pressione per convertire il gas in cosiddetto “idrogeno grigio” e “anidride carbonica” di scarto. Questo processo, come spiegato in un comunicato stampa dal professor Robert Howarth dell'Università Cornell, coautore del nuovo studio assieme al professor Mark Z. Jacobson dell'Università di Stanford, in passato non prevedeva sforzi per catturare il sottopodrotto dell'anidride carbonica, pertanto “le emissioni di gas serra sono state enormi”. Da qui è nato l'idrogeno blu, così chiamato perché, pur essendo prodotto in modo sostanzialmente identico al grigio, prevede una procedura di cattura dell'anidride carbonica. Per questa ragione è considerato "green", pulito per l'ambiente. Ma le cose stanno davvero così? Sembra proprio di no, come affermato dai due ricercatori.

Secondo il nuovo studio, infatti, le emissioni di questa procedura restano ancora molto significative, vanificando il concetto di idrogeno pulito. Se infatti si prendono in esame le emissioni che sfuggono dalla combustione del metano, “l'impronta di carbonio per creare l'idrogeno blu è superiore di oltre il 20 percento rispetto all'utilizzo diretto del gas naturale o del carbone per il riscaldamento, o circa il 60 percento maggiore rispetto all'utilizzo del gasolio per il riscaldamento”, scrivono infatti Howarth e Jacobson. In altri termini, sarebbe meno inquinante utilizzare direttamente il gas naturale piuttosto che sfruttarlo per ottenere l'idrogeno. Secondo gli scienziati fino al 15 percento della CO2 derivata dalla produzione di idrogeno blu finisce in atmosfera, catalizzando di fatto l'aumento delle temperature, che è alla base dei cambiamenti climatici. Secondo i due esperti, l'idrogeno blu potrà essere considerato realmente pulito solo quando ci sarà il modo di catturare il 100 percento dell'anidride carbonica rilasciata e soprattutto di stoccarla a lungo termine.

In realtà un'alternativa meno inquinante dell'idrogeno blu c'è ed è l'idrogeno verde, che si ottiene scindendo l'acqua (H2O, due atomi di idrogeno e uno di ossigeno) attraverso l'elettrolisi. L'unico problema è che questa procedura costa 4 dollari per ottenere un chilogrammo di idrogeno, il quadruplo di quella per ottenere lo stesso quantitativo di idrogeno grigio (1 dollaro) e il doppio di quella per idrogeno blu (2 dollari). Per giungere alle emissioni zero sarà comunque necessario passare per ingenti sforzi economici, soprattutto per convertire intere infrastrutture, sistemi di approvvigionamento dell'energia, trasporti e lavori; un sacrificio necessario, se non si vorrà pagare un prezzo enormemente più alto nei prossimi decenni, non solo in termini di danaro, ma anche di vite umane e biodiversità.

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