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Leoni scheletrici e agonizzanti rinchiusi in uno zoo lager del Sudan: al via i primi aiuti

Corsa contro il tempo per salvare quattro leoni rinchiusi nello zoo Al Qurashi di Khartum, nel Sudan. lI felini scheletrici non sono stati nutriti e curati per settimane a causa della grave crisi economica del Paese, che ha coinvolto anche la struttura. La loro storia, diventata virale grazie ai video e alle foto pubblicate sul web da un uomo, ha fatto il giro del mondo e avviato la macchina degli aiuti. Per una leonessa sono purtroppo arrivati troppo tardi.
A cura di Andrea Centini
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Due leoni denutriti nello zoo del Sudan. Credit: Osman Salih
Due leoni denutriti nello zoo del Sudan. Credit: Osman Salih

Dallo zoo Al Qurashi di Khartum, la capitale del Sudan, giungono le strazianti immagini di quattro leoni in condizioni disperate, talmente denutriti e disidratati che è possibile contare le singole vertebre, le costole e le ossa del bacino. Sono fotogrammi che spezzano il cuore e umiliano il re della foresta. I felini, rinchiusi in gabbie fatiscenti colme dei loro escrementi, un tempo erano considerati un vanto della struttura, se così sì possono definire dei prigionieri esposti per il pubblico ludibrio. Oggi sono doppiamente vittime della crudeltà dell'uomo. A causa della grave crisi economica che ha colpito il Paese africano, infatti, non ci sono più soldi disponibili per nutrire e curare gli animali dello zoo, che viene gestito anche dal comune di Karthum, e così i leoni, tra i più “dispendiosi” in termini di alimentazione, sono stati abbandonati a loro stessi da settimane.

Il risultato di questa situazione agghiacciante ha avuto già esiti tragici. Fino a poche ore fa, infatti, i leoni erano in cinque. Una delle leonesse è purtroppo deceduta a causa delle precarie condizioni di salute, subito dopo la diffusione dell'hashtag #sudananimalrescue, che grazie alla buona volontà e alla dedizione di alcuni volenterosi cittadini ha fatto avviare la macchina degli aiuti.

Chi è intervenuto ha fatto il possibile per salvare la leonessa, ma si è spenta tra atroci sofferenze dopo una lunga agonia. Basti pensare che in poche settimane i leoni hanno perso i due terzi del loro peso. A rendere ancor più drammatica la loro situazione le infezioni diffuse dalla carne in putrefazione abbandonata nelle gabbie.

È da tempo che inservienti e ranger del parco stanno provando a lanciare l'allarme, ma invano; quel poco che sono riusciti a fornire ai leoni fino ad oggi l'hanno tirato fuori di tasca propria. La svolta è arrivata grazie alle foto e ai video di Osman Salih, che ha reso la condizione dei leoni di pubblico dominio e virale. L'uomo, accortosi della situazione disperata dei felini, ha deciso di documentare il tutto con foto e video e di diffondere un appello sul web, in particolar modo su Facebook, al fine di smuovere le coscienze dei rappresentanti di governo e istituzioni. Ma la riposta è stata fortissima soprattutto da parte di privati cittadini, da tutto il mondo, che attraverso le prime donazioni hanno già cambiato le sorti per questi sfortunati animali.

Sono infatti arrivati i primi veterinari privati e gli attesissimi pasti. Sembra che gli animali si stiano già riprendendo, in particolar modo un esemplare, ma l'obiettivo finale è quello di “strapparli” una volta per tutte allo zoo di Khartum. Sono già diversi i gestori di riserve e parchi che hanno espresso il desiderio di rilevare i leoni. Sarà infatti difficile che possano essere liberati in natura, dopo la lunga prigionia e le atrocità che sono stati costretti a subire.

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Al momento tutti gli sforzi sono concentrati sul loro pieno recupero, ma è molto probabile che saranno trasferiti al più presto da questo luogo pieno di dolore e sofferenza.

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